ipocondria

ansia post quarantena

Ansia post-quarantena

Il difficile ritorno alla normalità In queste settimane ho letto spesso della “sindrome della capanna”: una fobia specifica rispetto alla vita di prima. Dopo aver passato in condizione di confinamento più di due mesi, molte persone hanno trovato non poche difficoltà nel riprendere ad uscire di casa. In tanti hanno sentito e sentono tuttora come minaccioso il mondo circostante e trovano rassicurazione nella propria casa. In effetti, l’allentamento delle restrizioni per molte persone è coinciso con un innalzamento dei livelli d’ansia. Per molte persone questo momento si sta dimostrando più delicato rispetto a quello del confinamento.  Proveremo a capirne un po’ di più partendo da quelli che sono i classici disturbi d’ansia, per arrivare a formulare un’ipotesi su quella che può essere l’ansia specifica di questo periodo. Dopo, cercheremo di capire come provare ad affrontarla.  L’ansia dei luoghi pubblici L’agorafobia è un disturbo d’ansia che spinge chi ne soffre a evitare specifiche situazioni. Secondo il DSM-V il nucleo essenziale di questo disturbo sono la paura e  l’ansia innescate dalla reale o prevista esposizione ad un’ampia gamma di situazioni, che generano pensieri rispetto al timore che qualcosa di terribile potrebbe succedere. Le situazioni prevedono: Trovarsi in mezzo  ad altra gente in diversi contesti che spaziano dall’uso dei mezzi, al trovarsi in spazi aperti Trovarsi in luoghi chiusi Essere in coda o in mezzo ad una folla Essere soli fuori casa Per questo il confinamento forzato, per chi ha tendenze all’agorafobia, è stato un periodo di tranquillità.  Ansia sociale Con ansia sociale si indica l’ansia sollecitata dal timore di sentirsi giudicati dagli altri. Più precisamente si teme di essere giudicati negativamente in virtù di un difetto personale come la scarsa intelligenza o un aspetto poco gradevole. Questa paura inibisce la possibilità di interazioni sociale, producendo un grave svantaggio a livello della qualità di vita del soggetto. Inoltre il bisogno di riconoscimento positivo può spingere, chi teme fortemente il contrario, a mettere in atto comportamenti negativi.  Ipocondria L’ipocondria è un disturbo della sfera ansiosa relativo alla preoccupazione eccessiva rispetto alla possibilità di essere malati o di poter contrarre una malattia.  Il contesto attuale, con il suo altissimo grado di incertezza e di sconosciuto che porta con sé, è un potente fattore ansiogeno. Alla luce dei tre tipi elencati più sopra possiamo ipotizzarne uno, specificamente legato al coronavirus, che viene anche indicato come “sindrome della capanna” che riunisce tratti specifici al contempo dell’agorafobia, dell’ansia sociale e dell’ipocondria, e non solo. Questa nuova sindrome ansiosa è una reazione specifica all’emergenza sanitaria che stiamo vivendo.  Sintomi: Consiste nella fobia ad uscire, conseguenza diretta di una serie di preoccupazioni ansiose legate alla situazione al di fuori di casa propria. Si teme, similmente all’agorafobia, gli spazi aperti come quelli chiusi, e ci si sente protetti solo nella propria abitazione.  L’ansia percepita in questa situazione rende davvero intollerabile stare fuori di casa. Diventa difficile abbandonare quella rassicurante quiete offerta dal proprio nido, per l’incertezza che ci aspetta fuori.  L’ansia è scaturita  principalmente da due fattori: nel presente, quello che preoccupa di più è il timore di contrarre il virus, la paura che uscendo, si possa rimanere infettati. Questo poi può produrre rimuginio perché non essendoci una relazione immediata, ma è previsto un tempo di incubazione del virus, può capitare di ripensare ad occasioni in cui ci si è esposti, più o meno, al rischio e temere di star male.  le preoccupazioni future per via delle conseguenze del coronavirus: sui rapporti sociali, sulla salute dei cari più a rischio, sugli aspetti economici con cui ci confronteremo nei prossimi mesi.  La paura di questa situazione può assumere quasi la configurazione di una fobia e per questo, evitando di recarsi fuori di casa, si evita tout court ogni preoccupazione. In fondo questo è lo stesso meccanismo dell’agorafobia. L’agorafobico, ritirato a casa, tende a non uscire per non confrontarsi con le situazioni di cui, inconsciamente, teme di non essere all’altezza.  Rimanendo in casa, inoltre, si può negare quello che sta succedendo fuori , secondo il detto se non lo vedo, non esiste. Sul versante opposto, anche gli assembramenti della movida a cui stiamo assistendo, sono una negazione, più violenta, di quanto accaduto nei mesi scorsi.  Il perturbante freudiano Quella strana sensazione a metà tra il familiare e lo sconosciuto L’essere umano è per indole avverso a ciò che non conosce, e in questo momento storico tutti noi siamo confrontati con qualcosa di ancora troppo sconosciuto. Fino a qualche settimana fa non era affatto straordinario pensare che fuori ci fosse un’entità mostruosa. Sentirsi sicuri coincideva con lo stare a casa. Io che ho continuato a lavorare, per strada ero colto da una sensazione insolita. Freud  la definisce unheimlich, in italiano viene tradotto con perturbante, si tratta di quella sensazione di spaesamento provato quando si assiste a qualcosa che è al contempo familiare e sconosciuto. In effetti tornare a casa, facendo la solita strada che faccio tutti i giorni, senza però incrociare altri mezzi che non fossero ambulanze o pattuglie della polizia, aveva qualcosa che mi agitava dentro. In un contesto così difficile, la sicurezza offerta dalla casa si è rivelata preziosissima. Soluzioni “Chi rimane seduto vicino al camino non è esposto tanto facilmente a perdersi come chi si arrischia nel mondo”.  Questo passaggio di Kierkegaard, filosofo danese, è tratto dal suo libro Aut…Aut, o…o, un libro sulla scelta, che trovo molto attuale. In fondo, durante il lockdown, eravamo costretti a casa, ma allo stesso tempo sollevati da numerose responsabilità, attraverso i diversi decreti che si sono succeduti. Il dovere ci solleva dal volere ed è in un certo senso più facile seguire il dovere che il volere. Il dovere è impersonale, è una regola da seguire, non chiama in causa nulla del soggetto, è de-soggettivante. Il volere, al contrario, richiede un grande sforzo personale, il più grande di tutti perché nel volere ci mettiamo in gioco, senza la certezza del risultato. Il volere è incerto e per questo molto spaventoso, perché allo stesso tempo ci obbliga a sacrificare tante altre possibilità.   L’ansia da

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preoccupazione ipocondria

Ipocondria: disturbo d’ansia da malattia

Che cos’è l’ipocondria? L‘ipocondria è un disturbo psicologico che ha come manifestazione la paura o convinzione di essere malati. Il rapporto tra mente e corpo è molto stretto, nei disturbi a carattere ipocondriaco possiamo notare bene questa connessione. Il corpo e la mente si influenzano a vicenda producendo dolori e preoccupazioni che possono avere ripercussioni negative importanti nella vita di tutti i giorni. Definizione e storia La preoccupazione per il proprio stato di salute può essere tale da portare chi ne soffre a importanti impedimenti nella vita quotidiana. Ad esempio lunghi rituali casalinghi per scongiurare i dolori o evitamento di numerose situazioni fuori di casa per le eccessive preoccupazioni legate al proprio stato di salute. La parola Ipocondria è di derivazione latina (ipo-condrios – sotto la cartilagine), in riferimento, nella medicina ippocatrica, ad una regione del corpo situata sotto l’addome e ai lati del diaframma. Secondo gli antichi, questa era anche la sede della malinconia. Oggi, secondo il DSM-V i sintomi ipocondriaci sono attribuibili a due categorie diagnostiche principali: il disturbo da sintomo somatico e il disturbo d’ansia da malattia. Per gli autori del DSM-V il 75% di chi in passato ha ricevuto una diagnosi di ipocondria, secondo la nuova nosografia attualmente rientrerebbe nella categoria del disturbo somatico, il restante 25% nel disturbo d’ansia da malattia. La sostanziale differenza tra i due è che nel secondo non sono presenti sintomi fisici a carattere doloroso, ma pensieri e preoccupazioni rivolte alle malattie. Sintomi di ipocondria Nel disturbo da sintomo somatico è centrale l’importanza che questo sintomo assume nella vita di chi ne soffre, diventandone il protagonista centrale. Può essere legato ad una condizione medica pregressa, ma senza un reale corrispettivo a livello medico. Ad esempio, in seguito ad un brutto incidente stradale, una persona può non tornare a camminare, ma in seguito a cause psicologiche più che a reali danni al corpo o al cervello. Questa è la differenza principale tra il disturbo da sintomo somatico e il disturbo d’ansia da malattia. Altri sintomi come le eccessive preoccupazioni per la malattia, l’ansia e il bisogno di mettere in atto comportamenti per la propria salute sono invece condivisi dalle due categorie. Questi disturbi spostano il focus dell’ansia e della preoccupazione dal mentale al fisico, attraverso questo passaggio è possibile trovare un’oggetto concreto per le proprie preoccupazioni, qualcosa che sia più facile da spiegare e che possa ricevere l’attenzione anche da chi è intorno. Questo è quanto può considerarsi il tornaconto positivo della malattia. Ne esiste però anche uno negativo, concentrandosi su un effetto più che sulla causa del disturbo il suo trattamento sarà sempre superficiale. Ci sarà un passaggio da una zona ad un’altra, da un organo all’altro senza poterne venire a capo. Cause dell’ipocondria Le cause principali di questi disturbi risiedono in eventi stressanti di varia natura. Possono essere considerati eventi stressanti malattie pregresse ma non solo. Cambiamenti importanti nella vita, lutti, depressioni o altre malattie mentali possono concorrere nell’instaurarsi di disturbi ipocondriaci. Per questo è importantissima la corretta diagnosi del disturbo e l’individuazione delle cause sottostanti. Fermo restando che è necessario poter sempre escludere la causa medica, di fatto, la diagnosi di questi disturbi va sempre presa in considerazione con il medico di riferimento. Possibili soluzioni L’avvio di un percorso di psicoterapia mirato a individuare e trattare le cause psicologiche di questi sintomi è un ottimo trattamento del disturbo, che garantisce effetti a lungo termine. Disturbi d’ansia

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