Metonimia e Metafora

Introduzione Una qualsiasi trattazione di psicoanalisi non può non prendere spunto dallo scopritore dell’inconscio, Sigmund Freud, il quale ha provato a dimostrarne indirettamente l’esistenza con una serie quasi infinita di lapsus, dimenticanze, sintomi … raccolti durante la sua pratica professionale e riportati nei suoi scritti di modo che noi potessimo studiarli. Proprio leggendo due opere di Freud, “L’interpretazione dei sogni” e “Totem e tabù” ho riscontrato una certa affinità tematica tra la condensazione e lo spostamento nella prima e magia imitativa e magia contagiosa nella seconda. Allora ho voluto approfondire la natura di questi meccanismi, anche alla luce di ciò che Lacan dice nel Seminario V, ovvero che condensazione e spostamento, come anche gli altri meccanismi individuati da Freud alla base delle formazioni inconsce, sono delle applicazioni di ciò è formulato con i nomi di metafora e metonimia[1]. Questi due registri diventano, nella pratica analitica, strumenti operativi decisivi per l’interpretazione dell’inconscio e delle sue manifestazioni all’interno del contesto analitico e sotto l’effetto del transfert. Ho così scelto di approfondire nella mia tesi i concetti di metafora e metonimia e mettere in evidenza come queste due figure retoriche sono alla base dell’articolazione del linguaggio. Per definizione, la prima consiste nel sostituire ad un termine un altro che sia collegato al primo attraverso un rapporto di similitudine; nella metafora esiste sempre almeno un terzo termine che fa da ponte tra i due e che deve essere sottinteso, omesso. La metonimia, che etimologicamente vuol dire “attraverso un (altro) nome”, consiste nella sostituzione di una parola con un’altra con cui è in relazione di contiguità, logica o materiale, del tipo: il contenitore per il contenuto, la parte per il tutto, l’effetto per la causa, ma anche la sedia per il tavolo, che evidenzia un rapporto di contiguità fisica. In linguistica come nel contesto psicoanalitico metafora e metonimia vengono inquadrate in un’accezione più ampia, che definisce, secondo Lacan, i due grandi assi del linguaggio: selezione e combinazione. Selezione                                        Combinazione   sostituzione                                  contesto paradigma                                    sintagma opposizioni                                    contrasti similarità                                       contiguità metafora                                        metonimia langue                                             parole[2]   La selezione è la scelta di un termine tra i possibili ed implica la capacità che a questo ne venga sostituito un altro vista la quantità infinita di associazioni che si possono operare con le parole, sulla base di qualsiasi similitudine. La combinazione fa riferimento all’idea di legame, di contesto, di connessione; ogni unità linguistica funge da contesto a unità più semplici e, a sua volta, trova il suo in un’unità più complessa. La selezione funziona come metafora, in quanto associa termini che condividono un simile significato o significante. La combinazione, al contrario, è una metonimia dati i rapporti di prossimità e di contesto che instaura tra gli elementi. La lista delle possibili opzioni, ovvero la serie linguistica all’interno della quale scegliere il termine è il paradigma e si colloca a livello della langue. La scelta volontaristica di uno solo dei possibili elementi del paradigma è l’attuazione della langue tramite una linea sintagmatica che costruisce il contesto, e ciò avviene a livello della parole. La langue è la componente sociale del linguaggio, è tutto ciò che è predeterminato rispetto al soggetto e che risulta a sua disposizione per organizzare la parole, la quale consiste nella scelta individuale, nell’organizzazione volontaria da parte del soggetto di tutto ciò che è fissato per convenzione: la parole è l’atto linguistico che ogni soggetto compie liberamente, utilizzando ciò che gli è messo a disposizione dalla langue. Ho deciso di suddividere il mio lavoro in tre parti. Nella prima riporterò alcuni esempi tratti da “L’interpretazione dei sogni” e da “Totem e tabù” per evidenziare come dietro il processo onirico e le credenze dei popoli primitivi si rintraccino esattamente i meccanismi di metafora e metonimia. Nella seconda parte, ho solo temporaneamente messo da parte concetti psicoanalitici, per passare alla linguistica, e certificare l’importanza che ricoprono nell’articolazione del linguaggio i due tropi suddetti. Nello specifico mi sono rifatto agli studi su bambini e pazienti afasici di Jakobson e alle sue teorizzazioni che vedono metafora e metonimia come i due rapporti fondativi – interno ed esterno – attraverso cui gli elementi basici del linguaggio (fonemi, morfemi, parole, frasi e enunciati) si combinano tra loro per creare un messaggio. Nella terza ho cercato di argomentare cosa intende Lacan con: “il linguaggio è strutturato come l’inconscio”, rifacendomi a concetti come la metafora paterna e la metonimia del desiderio. In sintesi, il mio lavoro si presenta come una digressione sui concetti di metafora e metonimia, tesa a mettere in risalto come queste forme operino in ogni esercizio del significante, ovvero “in qualunque esercizio del linguaggio, anche in quello strutturante l’inconscio.[3]” In conclusione alla trattazione ho deciso di riportare un esempio di Freud, che non deriva dalla sua pratica clinica, ma da una “sfida”, dalla messa alla prova della sua pratica psicoanalitica da parte di un giovane con cui condivideva lo scompartimento in treno. Questo esempio, tratto da psicopatologia della vita quotidiana permette di realizzare come, attraverso la tecnica delle libere associazioni, sia possibile ricostruire a ritroso tutti i nessi, tutti i sentieri associativi che hanno partecipato ad una formazione dell’inconscio. I. Freud e il linguaggio 1.1 Interpretazione dei sogni Dalla più famosa opera di Freud l’Interpretazione dei sogni e da  Totem e tabù, è possibile rintracciare una prima intuizione, che col tempo acquisterà sempre maggior consapevolezza, a riguardo dei due meccanismi che sono alla base delle formazioni inconsce, e su cui si fonda la tecnica delle libere associazioni. La nominazione di questi due meccanismi, che nel corpus teorico freudiano, non è sempre univoca non diminuisce l’importanza che ricoprono: come l’autore stesso li definisce, in Totem e

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