Che cos’è una relazione tossica?
Relazione tossica è una definizione che sempre più spesso leggiamo sui social e che indica quel tipo di relazione che è diventata nociva per almeno uno dei due partner. Non sempre si riesce a chiudere una relazione quando questa ha smesso di avere un “bilancio positivo”, tanto meno è auspicabile che una relazione si interrompa appena sorgono delle difficoltà. Questo potenziale dubbio può, in effetti diventare difficile da dirimere e ostacolare una presa di decisione.
In fondo, una volta che si è in una relazione non è così facile distinguere il soggettivo dall’oggettivo e le proprie inclinazioni giocano un ruolo fondamentale nel rapporto con l’altro. I modelli che abbiamo potuto osservare e le esperienze fatte determineranno, in maniera più o meno consapevole, le modalità del nostro porci in relazione.
Come riconoscere una relazione tossica
In psicologia il termine “tossico” stabilisce una relazione di dipendenza del soggetto. L’oggetto è tossico quando la persona non riesce a farne a meno, creando così due situazioni opposte: soddisfazione per la sua presenza e sofferenza per la sua assenza. In base alla gravità della dipendenza, queste due posizioni antitetiche polarizzano la vita del soggetto, scandendone il ritmo e gli umori. Tutto il resto può passare in secondo piano con le conseguenze più nefaste sugli altri aspetti di vita. La relazione assume un peso decisivo nella vita, tanto da poter parlare di dipendenza. Tossico richiama, infatti, al rapporto con le droghe.
Considerato dunque che ogni relazione è unica in quanto incontro tra due unicità, è impossibile ricostruire, se non retrospettivamente, le modalità dell’essere in relazione. Esistono tuttavia comportamenti specifici che possono caratterizzare gli scambi di coppia. Tra questi comportamenti ne sono stati individuati alcuni che sono sintomatici di evidenti malfunzionamenti relazionali e la cui presenza mina la salubrità della relazione.
Innamorarsi della persona sbagliata
Il paradigma della relazione tossica è quella relazione in cui, fin dall’inizio, si avverte o si è comunque più o meno consapevoli, che l’altro non è quello giusto. In questi casi, forse più che l’amore per l’altro, ciò che muove è il bisogno di non sentirsi soli. Può anche darsi che, in virtù della propria storia personale e particolari inclinazioni poco approfondite, nell’altro “tossico” si è trovato proprio quanto si stava ricercando. La sindrome del crocerossin*, per esempio, è una particolare inclinazione che spinge a cercare un altro problematico, che ha bisogno di essere salvato o cambiato. Questa sfida, soprattutto per le donne, si dimostra particolarmente affascinante ma molto spesso dà inizio ad una relazione tossica.
Segnali di una relazione tossica
Lotta di potere
Una dinamica piuttosto frequente che caratterizza in maniera negativa una relazione è la lotta di potere. Per alcuni il bisogno di prevaricare l’altro è un’attitudine inconsapevole, queste persone possono prevaricare perché temono di essere prevaricati. Per altri è un modo per tenere la situazione sotto il proprio controllo. Altri lo fanno perché è l’esempio che hanno avuto o per pregiudizi culturali o sociali. Questo tipo di socntro è velenosissimo per il rapporto perché instaura una dinamica di lotta che mette l’altro nella posizione del nemico da sconfiggere.
Dipendenza affettiva
Può capitare, nel discorso amoroso, che alcune persone percepiscano la mancanza dell’oggetto d’amore come una mancanza fisica. Questa prospettiva, che richiama il rapporto con le sostanze tossiche, rende l’oggetto d’amore equiparabile ad una droga. Al di là dell’importante e non discutibile componente fisiologica in gioco nel rapporto con le droghe, c’è anche una componente simbolica che non è secondaria. In ogni dipendenza, ritorivamo la pericolosa serenità di un rapporto onnipotente, perché l’oggetto tossico ha la funzione di far sentire completi e di azzerare qualsiasi altro bisogno. Questo stato, tipico tra l’altro dell’amore e forse anche il più bello, è comunque potenzialmente pericoloso. Il rischio è quello di perdere di vista il rapporto reale (e il proprio bene) per seguire questa sensazione immaginaria.
Violenza Fisica e Verbale
Quando la violenza irrompe in una relazione è il chiaro segnale che qualcosa non va ed è neccesario intervenire, perché le cose, a questo punto, difficilmente possono migliorare da sole. Esistono dei limiti che non vanno mai superati, oltre questi limiti c’è un punto di non ritorno diretto verso un buco nero. E’ inutile trovare/trovarsi dei giustificativi per la violenza fisica, chi la supera evidentemente non ha gli strumenti per gestire il conflitto in maniera sana, ma questi strumenti non li troverà per magia da solo. E’ importante fare subito qualcosa per non reiterare la situazione.
La violenza verbale è appena sotto quella fisica. Sono parenti e per questo non va in nessun caso avvallata e accettata, altrimenti c’è il rischio che sua sorella si presenti presto alla porta. Bisogna sottolineare che non si deve rispondere alla violenza con una violenza più forte o aggressiva. Questo rischia di rimandere ad una lotta di potere e allontanare la possibilità di venirsi incontro. Bisogna fermare la violenza a monte, spostandosi sul piano della dialettica. Parlare, confrontarsi e cercare di capirsi sono gli unici strumenti che i partner di una coppia possono adoperare per continuare a considerarsi tali.
Manipolazione
Esistono altre modalità più subdole attraverso cui uno dei due partner si impone sull’altro: la manipolazione. Questa non è meno violenta di quelle presentate poco fa, ma è più subdola ed indiretta. Attraverso la manipolazione si impone la propria volontà sull’altro, toccando quei punti deboli dell’altro che lo feriscono o rendono più docile. Da chi si occupa di queste dinamiche sono stati individuati alcuni comportamenti tipici di manipolazione.
- Gas lighting: nel 2018 è stata considerata come una delle parole più popolari dell’anno dagli Oxford dictionaries, in quanto utilizzata nel gergo politico in associazione alla figura di Trump. Gaslighting è la manipolazione indotta attraverso l’attacco al senso di realtà di una persona, mediante la negazione di eventi, dell’ambiente circostante e dei sentimenti di quella persona. Il termine deriva da un film del 1944 Gas Light, con Ingrid Bergman che recita la parte di una moglie amorevole manipolata dal marito fino a credere di non potersi più fidare della propria percezione della realtà. Una delle scene clou del film è quando il marito di Ingrid fa sfarfallare le lampade ad olio (Gas Light) ma quando la moglie le chiede cosa stesse succedendo alle lampade, le dice che non sta succedendo nulla, ma è solo nella sua testa. La vittima del gaslighting è portata a dubitare delle proprie percezioni, sentimenti idee e, inevitabilmente, anche di se stessa.
- Silenzio punitivo: può essere inteso come uno strumento manipolatorio il silenzio se utilizzato per punire il partner. In effetti è una pratica piuttosto violenta perché non ammette replica, alza un muro che fa sentire solo e spesso in colpa l’altro, senza che gli si lasci la possibilità di dire la sua.
- Mancanza di confini: è importante che tra i due partner di una coppia si mantengano dei confini attivi che differenzino l’uno dall’altro. La mancanza di confini è spesso correlata alla prevaricazione da parte di uno sull’altro e alla difficoltà ad affermare se stesso da parte di chi è prevaricato. E’ importante imparare a dire di no, sempre e soprattutto quando si teme di essere abbandonati o rifiutati.
Repentini Cambi di ruolo
La coppia è caratterizzata da un soggetto che ama e da uno che viene amato. Queste sono le due posizioni essenziali di chi è in una relazione sentimentale. In ogni coppia poi queste due posizioni sono assunte con più o meno complementarietà. Ci sono coppie dove i due partner sono molto bilanciate su queste due posizioni e quindi non ci sono grosse discrepanze, altre che funzionano anche in presenza di un bilanciamento meno netto, con una persona più nella posizione di amata e l’altra più di amante. Su questo non esiste una modalità più giusta di altre, basta che funzioni.
Altre posizioni sono, invece, più nocive per la coppia, perché introducono ruoli che attivano dinamiche che possono danneggiare la situazione. Il ruolo della vittima o quella del salvatore, per esempio, complementari tra loro, possono favorire la creazione di una coppia ma impedirle di crescere. All’estremo opposto possiamo notare come il cambiamento di posizione nella coppia repentino e unilaterale possa associarsi ad un tentativo di manipolazione da parte di uno dei due partner, teso ad occupare la posizione che in quel momento si rivela dominante all’interno della coppia.
Ansia
L’ansia è un affetto primario, presente nella vita di tutti i giorni. E’ necessario distinguere due tipi di ansia, quella costruttiva che funge da motore, che si lega al desiderio di qualcosa e dà la spinta, la voglia per soddisfarlo e quella distruttiva, che immobilizza, congela, irrigidisce per la paura di qualcosa. Nella vita di coppia, come in ogni altro frangente di vita, si auspica che sia il primo tipo di ansia a caratterizzare lo sfondo. Quando si prova ansia per qualsiasi azione che si teme l’altro potrebbe non apprezzare è importante fermarsi a riflettere.
Chiedersi se si rinuncia, per esempio ad un aperitivo con le amiche, perché si teme di dispiacere l’altro o piuttosto si teme la reazione dell’altro a questa comunicazione. In ogni rapporto è richiesto un “compromesso” tra i propri desideri individuali e i desideri dell’altro. Può essere un segno d’amore rinunciare per l’altro a qualcosa, ma questo non deve diventare mai la prassi che porta uno dei due partner a vivere con ansia la reazione dell’altro.
Bassa Autostima
L’autostima è la considerazione che una persona ha di se stessa. Questa può variare in base all’umore, alle cognizioni, al contesto ed è influenzato dal rapporto con gli altri. Idealmente una relazione sentimentale dovrebbe determinare un incremento della propria autostima perché c’è un altro che ci dà amore. E’ chiaro che può non essere sempre così, ma quando la relazione determina una scarsa autostima qualcosa evidentemente non va.
Senso di colpa
Il senso di colpa è un indicatore di qualcosa che non va all’interno di una relazione, quando diventa pervasivo. Se in un rapporto proviamo senso di colpa verso il partner, senza che questo sia giustificato da oggettive colpe ma piuttosto da un senso di inadeguatezza per l’altro, è il caso di venirne a capo. Se il senso di colpa è, invece, provocato dal partner, potrebbe essere un tentativo di manipolazione, anche inconsapevole.
Considerazioni
Ritrovarsi in una relazione tossica può capitare a chiunque. E’ un luogo comune quello per cui uno o entrambi i partner hanno problemi mentali se instaurano una relazione di questo tipo. Oltre alle caratteristiche soggettive è questione di capire su quali basi si sono costruite le fondamenta della coppia. Spesso tuttavia non basta realizzare di trovarsi in una relazione tossica per porvi termine, anzi nonostante questa consapevolezza la relazione può durare ancora a lungo. Come mai diventa così difficile mettervi un punto?
Sentirsi Sbagliati
Non è facile mettere la parola fine ad una relazione su cui si è deciso di investire il proprio tempo e i propri sentimenti, come non è facile chiudere un rapporto dove si è costruito qualcosa insieme o si è data la luce a dei figli biologici o simbolici, come magari un’attività. Si può pensare di essere nel torto a prendere una simile decisione e magari accettare di continuare a subire pur di mantenere una parvenza di equilibrio e pace, non solo per se stessi ma anche per i propri cari.
Si può sentire di essere sbagliati a voler cambiare le cose, a desiderare che la vita sia meno grigia. E’ possibile credere che questo sia solo un peccato di vanità e che la cosa giusta da fare sia sacrificarsi per coloro che si hanno intorno. Come capire quale è il giusto equilibrio tra la propria soddisfazione personale e il bene di chi ci è intorno?
Come uscire da una relazione tossica
La coppia ha bisogno di essere felice. Non uno solo ma entrambi i partner devono poter provare soddisfazione nel rapporto con l’altro. Solo la co-dipendenza può garantire un rapporto equilibrato che permette di vivere appieno il rapporto con l’altro.
La reciproca dipendenza non pone un membro in posizione di superiorità rispetto all’altro, né tanto meno i due membri sono legati da una logica di puro sfruttamento algido. Così ognuno può passare dall’essere amante all’essere amato e vedere nell’altro la risorsa da valorizzare per il bene di entrambi. La relazione tossica si è incistata su dinamiche ben diverse da quelle appena presentate e per questo è destinata ad esserlo sempre di più se non si adottano misure correttive.
La Psicoterapia come soluzione
La psicoterapia può essere una possibilità di confronto chiaro e oggettivo sulle dinamiche che caratterizzano la coppia in cui i membri possono prendere coscienza di tutte quelle dinamiche manipolative che mettevano in atto, magari senza volerlo. Se non ci sforziamo di provare a vedere le cose come le vedono chi ci è attorno rischiamo di rimanere isolati nella nostra torre d’avorio. D’altra parte se il partner non è diposto a fare questo passo, a mettersi in gioco, a mettersi in dubbio, allora bisogna chiedersi come mai si è disposti a sacrificare la propria felicità!
Dal Blog: Relazioni
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