depressione

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Depressione

Che tipo di disturbo è la depressione? Credo che la depressione sia un concetto molto esteso che può andare dalla normalità alla patologia. Dopo un lutto, ma anche nella vita in genere, è normale passare un periodo di depressione, perché questa permette la possibilità di rielaborare e riorganizzare la propria esperienza in una prospettiva nuova. La depressione può essere propedeutica al cambiamento. Questo può essere considerato il suo versante più sano, ma in effetti tutti la conoscono per il suo aspetto più patologico. Depressione patologica La depressione è patologica quando diventa un impedimento importante per la vita quotidiana di una persona. Questo si può declinare attraverso numerosi sintomi anche molto diversi e in apparente contrasto tra loro.  Tristezza, apatia, asocialità, anedonia sono quei sintomi che si associano più di frequente alla depressione, ma anche rabbia, aggressività e odio possono essere riconducibili ad una depressione patologica. I sintomi, considerazioni e cause della depressione Non bisogna limitarsi a pensare che la manifestazione della malattia sia solo quella di senso comune che vede il depresso come qualcuno che non vuole fare niente. Non vuole vedere nessuno o vuole solo rimanere a letto. Quello è solo una delle modalità sintomatiche attraverso cui si manifesta la depressione e che prevede lo svuotamento libidico del soggetto.  Spesso agiti violenti, scoppi d’ira o rabbia intensa sono espressioni di uno stato depressivo e la stessa maniacalità, uno stato altamente euforico in cui il soggetto si sente pieno di energie e in grado di superare qualsiasi ostacolo, non è che l’altra faccia della stessa medaglia della depressione. Nella riflessione sulla depressione bisogna considerare che i suoi sintomi colpiscono diversi aspetti della vita di una persona, raggruppabili in tre aree principali: il corpo, la socialità e la psicologia soggettiva.  A livello del corpo ci sono anche quei sintomi che non sempre si associano in maniera esclusiva alla depressione. Tuttavia anche che ad un occhio clinico non sfuggono: insonnia, ipersonnia o comunque disturbi del sonno, alterazioni nell’appettito, stanchezza cronica, debolezza e anche somatizzazioni. Ricordo però che è sempre necessario, prima di associare determinati sintomi fisici a cause psicologiche, aver potuto prima escludere reali cause fisiche. La sfera sociale Per quanto riguarda la sfera della socialità: chi è depresso tende a chiudersi, a isolarsi, questo perché spaventato o irritato dai rapporti con gli altri. Sente di non potersi fidare o di non poter essere capito, si può sviluppare una avversione verso l’altro sesso o l’umanità in generale. Può capitare che il contatto con gli animali sostituisca i rapporti con le persone. Non bisogna escludere però anche la possibilità che chi è depresso o sedicente tale utlizzi questa sua auto-diagnosi per ricercare attenzioni da parte degli altri e tenda a monopolizzare i discorsi e la scena, parlando tutto il tempo della propria malattia e sfortuna. Questo comportamento in sé non ci dice nulla circa la reale o fittizia condizione depressiva, perché questa può davvero manifestarsi secondo modalità antitetiche e dipende anche dall’inclinazione soggettiva. Jung distingueva i tipi psicologici introversi da quelli estroversi. Nonstante la depressione possa dipendere da svariate circostanze, molte delle quali esterne, credo che il tipo introverso sia più suscettibile alla depressione rispetto all’estroverso. Depressione e psicologia soggettiva Infine bisogna considerare la psicologia soggettiva, quali pensieri e sentimenti sono più frequenti nel soggetto depresso e come questi due ambiti si commistino tra loro, influenzandosi. Il depresso è caratterizzato dal suo sentirsi fuori luogo, inadeguato, non all’altezza, incapace, brutto e antipatico. Dietro questa serie di idee e sentimenti circa se stessi, è possibile rintracciare un’origine comune: l non sentirsi desiderabili per un altro, credere di non essere meritevoli dell’amore di un altro. Penso che questo sia un punto centrale della depressione La depressione come lutto Ci sono diverse forme e modalità con cui la depressione si manifesta e diverse possono essere i motivi che la causano. Uno dei motivi scatenanti la depressione può essere la perdita e la sua elaborazione: il lutto. Il lavoro di elaborazione del lutto presuppone come condizione necessaria e sufficiente un periodo di depressione in cui il soggetto è nella condizione adatta per elaborare la perdita. Quando si parla di perdita non bisogna però limitare questo concetto alla perdita di un caro, ma di qualsivoglia condizione o identificazione che supporta l’Io della persona, quindi il lutto può essere per la fine di un rapporto amoroso, per la perdita del lavoro, per un trasferimento, per tutte quelle situazioni in cui il soggetto deve confrontarsi con la perdita di una parte di sé. Quando si parla di perdita non bisogna però limitare questo concetto alla perdita di un caro, ma di qualsivoglia condizione o identificazione che supporta l’Io della persona, quindi il lutto può essere per la fine di un rapporto amoroso, per la perdita del lavoro, per un trasferimento, per tutte quelle situazioni in cui il soggetto deve confrontarsi con la perdita di una parte di sé. La depressione come conflitto Se si esclude la depressione causata da un lutto, che la vede come parte integrante del processo per l’elaborazione di questo. Possiamo provare a ipotizzare la depressione come conseguenza della mancanza di amore da parte di un altro o di se stessi, o del conflitto tra questi. Sentirsi desiderabili da un altro è una delle accezioni con cui Lacan definisce che il desiderio del soggetto è il desiderio dell’Altro. Uno dei motivi per cui può insorgere la depressione è proprio la frustrazione, in campo amoroso, ma anche amicale o lavorativo, del desiderio di essere riconosciuto (e amato) dall’Altro. Essere desiderati è, in fondo, la prova del nostro valore per un altro. Credo che una delle maggiori cause per la depressione sia che il soggetto non si sente desiderato o desiderabile. Non si percepisca come dotato di un valore. Questo preclude l’altra faccia del desiderio, la parte più attiva: la capacità di desiderare, in fondo per il depresso il desiderio è spento. I trattamenti della depressione In questa ottica, il trattamento psicoterapeutico mira a permettere al soggetto depresso di riappropriarsi della possibilità di sentirsi desiderabile. Non si sente più desiderabile chi non ha più un desiderio o chi è certo dell’irrealizzabilità di questo. “Vorrei ma non posso” esprime in maniera concisa il sentimento di impotenza provato dal depresso.

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Depressione post-partum

Che cos’è la depressione post-partum? La depressione post-partum è un disturbo che colpisce moltissime mamme. Infatti questo disturbo dell’umore affligge tra il 6% e il 12% delle neomamme con diversi livelli di gravità. La depressione post-partum è un disturbo dell’umore che si manifesta nel periodo perinatale, cioè nel periodo sia precedente che successivo al parto fino a 12 mesi dopo. La sindrome del Baby Blues Il momento della gravidanza e del parto sono fasi molto delicate per la donna e spesso nei giorni successivi al parto molte mamme provano una “tristezza immotivata”. Infatti è importante fare una distinzione tra la depressione post-partum e la sindrome denominata “Baby Blues” o sindrome del terzo giorno. Quest’ultimo è un disturbo post-partum caratterizzato da livelli di depressione lievi e passeggeri che insorgono nel 70% delle purpuree circa 2 o tre giorni dopo il parto e per questo viene anche chiamata sindrome del terzo giorno. Questo disturbo essendo transitorio non necessita di una cura farmacologica e passa solitamente entro la terza settimana successiva al parto. I sintomi che caratterizzano la sindrome del terzo giorno sono: irrequietezza, tristezza immotivata, facilità al pianto e senso di colpa. Dal punto di vista medico, questa sindrome è attribuita principalmente alla condizione di prostrazione fisica della neomamma conseguente al parto e al calo dei livelli di estrogeni e del progesterone, ormoni presenti in gravidanza. Dal punto di vista psicologico, però, non si può trascurare il bisogno di profonda trasformazione nella vita della mamma che si accompagna alla nascita del bambino; ogni trasformazione e presa di consapevolezza ad essa associata comportano sempre un periodo di depressione. Come distinguere la sindrome Baby Blues dalla depressione post-partum? A differenza della sindrome Baby Blues la depressione post-partum ha sintomi più gravi e duraturi. I sintomi della depressione post- partum sono molto simili a quelli del disturbo depressivo maggiore: Facilità al pianto e alla tristezza Non sentirsi in grado di accudire il neonato Insofferenza verso gli altri Irritabilità verso i propri famigliari Disturbi del sonno Forte senso di colpa Pensieri ossessivi Diminuzione dell’energia Difficoltà di concentrazione e di pensiero Pensieri di morte Eccessiva preoccupazione rivolta la neonato Ci si sente inadeguate e non in grado di curare a dovere il proprio figlio, sopraffatte dalla responsabilità delle cure e dalle richieste del bambino. Provando questi sentimenti negativi un forte senso di colpa pervade le neo-mamme che non si sentono normali o adatte. Quali sono le cause della depressione post-partum? La nascita di un figlio è un evento unico e adattarsi a diventare genitore richiede tempo. Non vi è una sola causa scatenante, questo disturbo però si manifesta più spesso in concomitanza con: Precedenti episodi di depressione post-partum Problemi di salute mentale precedenti Problemi coniugali Mancanza di aiuto e supporto da parenti e amici Eventi stressanti recenti come la perdita di una persona cara Complicazioni ostetriche Parti gemellari Basso sostegno sociale Aspettative culturali che non corrispondono Scarse conoscenze Problemi economici Quali sono le terapie consigliate per curare la depressione post-partum? La prevenzione ha un ruolo fondamentale nella cura della depressione post-partum. Intraprendere un percorso psicologico può sempre aiutare a prevenire questi disturbi perché permette di elaborare il proprio vissuto e diventare consapevoli Se si teme di soffrire di questa condizione, parlarne con i propri parenti e amici o con persone fidate è un primo tentativo per provare a venirne fuori. Se il problema dovesse persistere è bene rivolgersi al proprio medico senza che il dubbio procrastini la richiesta di aiuto.  Esistono centri specializzati nella psicopatologia perinatale che offrono un servizio di supporto e una corretta valutazione medica e solitamente questo servizio viene erogato anche negli ospedali. Chiedere aiuto è importante e bisogna superare la vergogna.   Non si nasce mamme ma si impara ad esserlo e chiedere aiuto vuol dire prendersi cura del proprio bambino.

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