Che cos’è la Xenofobia?
La Xenofobia è la paura o ostilità verso chi è straniero per razza, cultura, tradizioni, costumi e tutto ciò che implica una diversità. Nello straniero è impossibile riconoscersi e per questo, alcuni, ne sono profondamente turbati. All’opposto troviamo la xenofilia, ovvero l’amore per tutto ciò che è diverso.
Storia
L’uomo tende a temere quello che non può controllare. Questa affermazione è tanto semplice quanto vera. Nell’antichità c’erano gli oracoli o gli auguri che attraverso le loro previsioni offrivano sollievo rispetto all’angoscia dell’attesa e al peso delle proprie responsabilità.
Anche oggi, per esempio quelli che si interessano di astrologia, quando conoscono una persona nuova, chiedono allo sconosciuto: “di che segno sei?”. La risposta a questa domanda permetterà di (credere di) capire chi è l’altro, riducendo la quota di angoscia legata all’ignoto e restituendo un senso di maggiore familiarità.
Il diverso può incarnare quest’angoscia. Se non riesco a specchiarmi nell’altro, non avrò modo di poter prevedere niente di lui. E tanto potrebbe bastare a renderlo inviso, ma non può esaurirsi qui questa riflessione.
Definendo l’altro, definisco me stesso. Io sono tutto ciò che l’altro – il diverso – non è.
All’origine della xenofobia non esiste solo l’aspetto di imprevedibilità dello straniero, c’è anche dell’altro. Definendo l’altro, definisco me stesso. Io sono tutto ciò che l’altro – il diverso – non è. In questa opposizione, secondo un processo che è solo parzialmente cosciente, si definiscono i miei confini e i miei tratti.
Sintomi della Xenofobia
La xenofobia si manifesta attraverso la paura o l’odio per lo straniero o l’estraneo in senso più largo. Secondo il Castiglioni-Mariotti alienus, traducibile letteralmente con altrui, ha molteplici significati che spaziano dall’estraneo, a straniero finanche ad ostile e avversario.
L’altro, ciò che sento come diverso da me, mi provoca angoscia, paura e rabbia.
Allora in questo stesso termine possiamo trovare la causa e l’effetto della xenofobia. L’altro, ciò che sento come diverso da me, mi provoca angoscia, paura e rabbia. Queste sfociano sovente nell’odio agito nei confronti del diverso di cui leggiamo nelle notizie di cronaca o nei libri di storia.
Le cause della Xenofobia
Prendiamo l’esempio del condominio. Da anni posso non sopportare il mio vicino di casa per motivi più o meno futili. Un giorno però si trasferisce nel nostro condominio una persona nuova, che arriva da un’altra città.
L’effetto di spaesamento e imprevedibilità suscitato da questo nuovo arrivo, potrebbe unire me e il mio vecchio nemico nell’obiettivo comune di fronteggiare questa minaccia, creando un nuovo equilibrio.
A sua volta questo potrebbe rompersi con l’arrivo di una nuova persona, proveniente da una nazionalità diversa. Gli usi e i costumi di questa persona, profondamente diversi da quelli miei e dei miei due connazionali, potrebbe spingerci ad unirci contro l’ultimo arrivato.
L’attenzione sui confini
E’ quanto di più naturale nella psicologia, che come diceva Freud, non è mai individuale ma è sempre collettiva. E’ frutto dell’effetto della società sul singolo. La minaccia dell’estraneo costringe a porre l’attenzione sui confini.
Spesso nei romanzi o nelle sceneggiature di genere fantastico troviamo un tema affine: l’avvento di una minaccia extraterrestre, l’alieno per definizione, permette alla popolazione della terra di unirsi. Questa solidarietà umana totale altrimenti sarebbe impossibile perché abbiamo sempre bisogno di “un estraneo” affinché possa esserci.
Possibili soluzioni e considerazioni finali
Non c’è una cura individuale alla xenofobia. E’ un fenomeno di scala più grande, sociale. Lo notiamo nei movimenti collettivi e in alcuni partiti, come la lega, che una volta era più conosciuta come Lega Lombarda o Lega Nord.
Spostando il focus dalla divisione tra Nord e Sud, alla lotta agli immigrati extracomunitari ha potuto riscuotere consenso nazionale per il suo partito. D’altra parte possiamo vedere fenomeni opposti, una xenofobia rovesciata rispetto al senso comune predominante. Esistono, per esempio, movimenti come quello dei neoborbonici, che nostalgici del regno delle due Sicilie rimpiangono il periodo pre-unitario Italiano.
In America questo fenomeno è alla sua massima espressione nelle lotte razziali cui stiamo assistendo da qualche mese. Movimenti come Black lives Matter sono un tentativo di sensibilizzare la società ad una cultura dell’integrazione e del riconoscimento ma sollevano anche critiche perché un’identificazione così forte si contrappone a ciò che è diverso – con il rischio di diventare razzismo al contrario. Si è assistito infatti alla nascita di All lives Matter (tutte le vite contano) o Blue lives Matter (movimento per la difesa dei diritti dei poliziotti, che in America sono vestiti di blu).
La creazione di un’identità personale è un processo essenziale ma molto complesso per ognuno. Noi non abbiamo una sola identità, ma molteplici, come già anticipava Pirandello. Alcune di queste ci sono date già dalla nascita, ci sono imposte dall’esterno, altre le costruiamo noi stessi durante la nostra vita. L’identità è un aspetto psicologico importantissimo perché permette di riconoscerci e di farci riconoscere dagli altri, ma non potrà mai dire tutto del nostro essere.
Nell’incontro con l’altro spaventa quello che non possiamo controllare tanto nell’altro quanto in noi stessi.
Nell’incontro con l’altro spaventa quello che non possiamo controllare tanto nell’altro quanto in noi stessi. In quest’accezione rientra la classica tesi per cui all’origine dell’omofobia ci sono proprio gli impulsi omosessuali repressi.
Provare a conoscere di più se stessi è la strada più adatta per l’accettazione della diversità. Anche perché la diversità è relativa e si potrà sempre trovare un elemento di comunione o di disgiunzione con il mio simile. Siamo noi a decidere se guardando l’altro scorgiamo un lupo o un fratello.