Di che tipo di disturbo si tratta?
L’ansia da separazione è la paura, il timore e l’angoscia rispetto alla separazione dalle figure di attaccamento, quali la madre, il padre o gli altri più significativi, o da casa.
Il bambino che soffre del disturbo d’ansia da separazione non è in grado di tollerare la separazione da queste figure e vive la condizione di separazione effettiva o imminente con grande angoscia. Avrà la tendenza ad evitare situazioni fuori di casa o lontano dai genitori per non separarsene.
Sono frequenti incubi o fantasie che realizzano questa separazione attraverso eventi imprevisti e traumatici come malattie gravi, rapimenti o incidenti automobilistici… Tuttavia, la sola presenza di questi criteri non è sufficiente per eseguire una diagnosi del disturbo d’ansia da separazione, ma possono essere un campanello d’allarme se tutti presenti e di entità importante.
Non sempre è un disturbo
Quando ero piccolo, complici alcune leggende urbane che avevo ascoltato e mi avevano impressionato, avevo sviluppato la paura di essere rapito. A lungo sono tornato ad interrogarmi su quella paura infantile per capire cosa potesse esserci dietro. Oggi credo che l’ansia da separazione sia una buona risposta.
In fondo, il timore dietro il rapimento, era di esser portato via dalla mia famiglia, di non poter rivederli più. Trovo che più o meno nell’infanzia di tutti sono presenti paure di questo tipo. Cerchiamo allora di capire quando l’ansia da separazione può essere definita un disturbo.
Sintomi dell’ansia da separazione
Secondo il DSM-V, l’ansia da separazione può essere definita un disturbo quando, nel caso di bambini e adolescenti sotto i diciotto anni per almeno quattro settimane e nel caso di adulti per almeno sei mesi sono soddisfatti almeno tre dei seguenti criteri:
- Eccessiva sofferenza quando viene comunicata imminente separazione o quando questa si verifica;
- Estrema apprensione per la salute o la morte dei propri cari, particolarmente quando separati da essi;
- Particolarmente preoccupati per eventi imprevisti che potrebbero accadere loro e che li terrebbero distanti dalle figure di attaccamento;
- Sono riluttanti o si rifiutano di uscire da soli a causa delle ansie di separazione;
- Hanno eccessiva paura o riluttanza a trovarsi da soli a casa o in altri contesti senza le figure di attaccamento predilette;
- Mostrano riluttanza nel dormire senza le figure di attaccamento o lontani da casa. I bambini con questo disturbo durante la notte cercano di farsi strada verso il letto dei genitori o di altri significativi. Possono essere riluttanti ad andare al campo estivo o a dormire a casa di amici. Gli adulti, invece, possono aver problemi a dormire fuori casa;
- Possono ripetersi sogni che hanno il focus sull’ansia da separazione;
- Sintomi fisici possono presentarsi sia in bambini che in adulti. Nei primi i più comuni sono nausea, mal di pancia, mal di testa quando viene comunicata imminente separazione o quando questa si verifica. Negli adulti o adolescenti è più ricorrente la manifestazione di sintomi cardiovascolari come palpitazioni, vertigini e mancamenti.
Nel caso di adulti il criterio temporale va in ogni caso considerato non in maniera rigida ma piuttosto come una guida. Non è fondamentale che la durata sia del tutto soddisfatta. É più indicativa dell’eventuale presenza del disturbo verificare quanto l’ansia da separazione crei difficoltà a livello occupazionale, sociale e in tutte le principali aree di funzionamento della vita.
Considerazioni sull’ansia da separazione
L’elemento centrale, tanto per i bambini quanto per gli adulti, in questo disturbo è l’impossibilità di tollerare la perdita. La separazione è in fondo una perdita. Allora non è raro ritrovare nella storia di chi soffre di questo disturbo una perdita precoce e non elaborata.
E’ chiaro che è molto diversa la paura della perdita di un bambino da quella di un adulto, tanto per il maggior impatto traumatico che può avere nel bambino, quanto per la mancanza di strumenti affinati per far fronte ai grandi eventi della vita. Non va tuttavia sottostimato il peso che può avere nella vita di un adulto una perdita importante, non è secondario infatti la capacità individuale di saper reagire ad un evento traumatico.
Un esempio celebre di soluzione originale
Qualche anno fa ho visto un documentario molto interessante sull’artista Banksy. Il lungometraggio, del 2010, si chiama “Exit through the gift shop” ed ha anche ricevuto una candidatura all’oscar.
La storia dietro è molto complessa e poco chiara, come sempre quando dietro c’è Banksy, non si è sicuri in fondo se il documentario infatti sia vero o falso. L’elemento che mi interessa riportare qui è la storia dell’uomo che si occupa di fare le riprese: Thierry Guetta.
Presentato come un amante delle videoriprese, segue dappertutto gli street artist per registrare tutto quello che fanno. Ma proprio tutto. E’ riportata anche l’origine di questa sua passione: quando era piccolo sua madre si era ammalata e, vista la sua tenera età, la famiglia aveva pensato bene di tenerlo all’oscuro e mandarlo da dei parenti per evitargli di vedere con i suoi occhi la malattia della madre. Anche quando questa muore lui non ci sarà e verrà a saperlo solo dopo.
Crescendo, sviluppa questa passione per i video, grazie anche alla disponibilità in commercio delle prime videocamere portatili. Non si fermerà più, riprenderà ogni momento importante della propria famiglia e non solo e attraverso questo comportamento riuscirà ad esorcizzare la paura di poter perdere di nuovo qualcosa di importante. E’ interessante come quest’uomo abbia sviluppato la sua personale soluzione all’angoscia della perdita.
La costruzione in psicoterapia
In fondo, ognuno di noi è chiamato a trovare la propria soluzione e ne svilupperà una, nociva o benefica. Un percorso di psicoterapia fa la differenza in questo. Aiuta chi non è in grado, da solo, di fronteggiare prima il dolore di una separazione e, attraverso la sua elaborazione, a ritrovare la capacità di seguire la propria strada.