Cos’è il disturbo dissociativo d’identità?
Il disturbo dissociativo dell’identità ha come caratteristica principale la presenza di due (o piu’) distinti stati di personalità. L’interruzione dell’identità implica la possibilità che il flusso dell’esperienza possa spezzarsi e frammentarsi.
Chi ne soffre può avere buchi di memoria (amnesie dissociative) e presentare altri sintomi dissociativi come la derealizzazione (non riconoscere l’ambiente o le persone conosciute) e la depersonalizzazione (vedersi dal di fuori).
Disturbo dissociativo d’identità o disturbo di personalità multiple?
Il disturbo dissociativo dell’identità è anche conosciuto come disturbo di personalità multipla. La denominazione usata in questa sede, che rinvia come sempre al disturbo definito dal DSM-V, pone l’accento sulla mancanza di unitarietà dell’identità del soggetto. I passaggi da uno stato di personalità all’altro comportano alterazioni negli affetti, nei comportamenti, nella memoria, nella percezione, nella coscienza, nella cognizione e nella modalità di sentire e muoversi.
Questo disturbo al cinema
Qualche anno fa è uscita una serie americana, united states of Tara, in cui la protagonista, una bravissima Toni Collette recita un personaggio che soffre di questo disturbo. E’ piuttosto frequente vederlo trasposto sul grande o sul piccolo schermo perché è molto suggestivo.
La lista, in effetti, potrebbe essere molto lunga, basti ricordare il bellissimo Schegge di Paura in cui Edward Norton recita un ragazzo affetto da due personalità, una buona ed una malvagia, con un finale sorprendente; Split basato sulla storia vera di un criminale americano che aveva addirittura 24 differenti personalità. In quest’ultimo, si può vedere anche come le singole personalità che si vengono a formare possono avere dei tratti, delle capacità o degli aspetti preclusi alle altre.
Nell’immaginario del cinema ovviamente le caratteristiche vengono esacerbate per catturare l’attenzione dello spettatore ma non sono del tutto prive di fondamento. E’ possibile che un soggetto che soffra di questo disturbo davvero dimentichi un’abilità pregressa o che in un determinato stato possa perdere la sensibilità di una parte del corpo o parlare con un accento diverso dal solito.
Sintomi del disturbo dissociativo d’identità
La sintomatologia di questo disturbo è molto complessa e spesso si sovrappone a quella di altri disturbi mentali ugualmente presenti. Il principale è l’interruzione dell’identità, causata dalla presenza di due o più stati di personalità.
Questa condizione ne causa altri:
- Discontinuità nel senso di sé e nel sense of agency (la consapevolezza della padronanza delle proprie azioni), accompagnata da relative alterazioni nell’umore, comportamento, consapevolezza, memoria, percezione, cognizione, e/o nel funzionamento motorio e sensoriale;
- Vuoti ricorrenti nella rimemorazione degli eventi quotidiani, delle informazioni personali importanti, e/o di eventi traumatici che non si possono semplicemente dimenticare.
Considerazioni sul disturbo dissociativo d’identità
Sebbene possa presentarsi anche con modalità più lievi, comunque in questo caso si tratta di un disturbo grave, in cui la vita quotidiana è compromessa in tutti i suoi aspetti relazionali lavorativi e di funzionamento personale.
Nella maggior parte dei casi è possibile diagnosticare anche il PTSD, disturbo post-traumatico da stress. Questo fa supporre che lo stesso disturbo dissociativo d’identità possa sorgere come reazione a eventi traumatici. Infatti, secondo il DSM-V, nel 90% dei casi studiati negli Stati Uniti, in Canada e in Europa si è riscontrata la presenza di abusi infantile e negligenza.
Cause del disturbo dissociativo d’identità
Come ho già spiegato nel disturbo post-traumatico da stress, eventi di vita traumatici possono avere effetti devastanti sulla psiche. In questo disturbo la psiche non raggiunge una stabilità duratura ma è del tutto frammentata.
Le caratteristiche di personalità non diventano tratti definiti ma sono specifici di alcuni stati mentali e possono coesistere con altre caratteristiche opposte di altri stati mentali.
La difficoltà vissuta da questi soggetti, nei casi gravi, è tale che nel 70% dei casi riscontriamo almeno un tentativo di suicidio. Inoltre, sono soggetti molto a rischio di condotte criminali – soprattutto gli uomini – abuso e dipendenza da sostanze e a condotte di vita sempre al limite e rischiose.
Possibili soluzioni
Per patologie di questa gravità, la cura prevede trattamenti complessi e multidisciplinari. Sono di solito condotte in strutture residenziali dove i soggetti rimangono per diversi anni. La psicoterapia è un anello fondamentale di questi percorsi.
Nello specifico, nel caso di Billy Malligan, il protagonista del film Split, il passaggio decisivo della sua cura è consistito nel favorire la nascita di una nuova personalità “il Maestro” che potesse organizzare e favorire l’integrazione tra tutte le altre.
Questo disturbo rende palese come in fondo esistano due forze antitetiche nella psiche umana. Una che mira all’integrazione, all’unione tra le parti e l’altra alla disintegrazione, frammentazione e distruzione. Ipotesi formulata da Freud nel suo scritto “Aldilà del principio di piacere” del 1920. Il padre della psicoanalisi è stato il primo solo a teorizzarlo in questi termini, ma questo dualismo è un tema da sempre presente nella religione, nei miti e in tutta la tradizione culturale dell’essere umano fin dalla sua origine.