Dipendenze

La dipendenza rende chi ne soffre succube di un qualche oggetto, comportamento o di un’altra persona. Ha implicazioni fisiche, psicologiche e sociali. La dipendenza si instaura sempre in un soggetto fragile e costituisce un tentativo fallimentare di auto-cura che diventa poi un problema esso stesso. Per trattarla è perciò necessario concentrarsi non sulla dipendenza in sé ma su ciò che l’ha originata.

dipendenza affettiva come uscirne

Uscire dalla dipendenza affettiva

Uscire dalla dipendenza affettiva: La cura della dipendenza affettiva si basa su una serie di colloqui psicologici volti a comprendere la natura del problema e le sue cause profonde. L’obiettivo principale è raggiungere una maggiore serenità e ricominciare a vivere la propria vita con una nuova consapevolezza. Il metodo utilizzato per affrontare la dipendenza affettiva è quello psicoanalitico, un approccio che trae origine dal lavoro di Sigmund Freud e che nel corso del secolo scorso è stato rivisto, integrato con altre discipline e approfondito da Jacques Lacan. Attraverso l’analisi e la ricostruzione della storia del paziente, si aiuta il individuare la chiave per decifrare i sintomi e raggiungere una completa remissione. La psicoterapia ad indirizzo analitico si configura come uno strumento valido ed efficace per affrontare e superare i sintomi della dipendenza affettiva e di altri disturbi contemporanei. I percorsi terapeutici di questo tipo prevedono solitamente una seduta settimanale, ma la durata può variare in base alla persistenza del sintomo, alla tenacia delle resistenze e alla volontà del paziente di approfondire le proprie dinamiche psichiche. Che cos’è la dipendenza affettiva? La dipendenza affettiva è considerata una delle nuove forme di dipendenza, in cui una persona non dipende da una sostanza, ma da una relazione patologica. Questo disturbo comporta una modalità di vivere la relazione in cui il soggetto nega i propri bisogni e spazi personali, concentrandosi esclusivamente sulla relazione stessa come unico scopo di vita. Tuttavia, è possibile guarire dalla dipendenza affettiva, e intraprendere un percorso psicologico può rappresentare un passo fondamentale per superarla. La dipendenza affettiva ha le sue radici spesso nell’esperienza di vita e nei legami familiari del soggetto. Un percorso individuale consente di prendere consapevolezza e liberare sentimenti repressi o traumi vissuti. All’interno di uno spazio di riflessione protetto, in cui l’ascolto empatico e privo di giudizio è garantito dal segreto professionale, è possibile affrontare ed elaborare gli eventi significativi che hanno segnato la vita di ciascuno in modo unico. Presso il mio studio, situato a Milano in Via Giorgio Washington 14, offro uno spazio di riflessione sicuro e protetto. Qui, si è invitati a parlare liberamente, in un contesto di ascolto empatico e privo di giudizio. Il segreto professionale è garantito per tutelare la tua privacy e creare un ambiente di fiducia. Sono il Dott. Vito Iannelli, psicoterapeuta e psicoanalista iscritto all’albo dei psicologi della Lombardia con il numero 15557. Con la mia esperienza e professionalità, sono qui per guidarti nel tuo percorso di guarigione dalla dipendenza affettiva e nel raggiungimento di una vita autentica e appagante.

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dipendenza

Dipendenza patologica

La dipendenza patologica è invece una dipendenza che circuisce a quotidianità di una persona, che arriva a scandire, come un rituale, le pause della giornata, come sanno bene i fumatori. In un momento di difficoltà tutti provano il desiderio di rifugiarsi in un luogo sicuro. Questo è il meccanismo alla base della dipendenza, che solo in alcuni casi può essere definita patologica. Anzi, questo, è un normale meccanismo umano. L’uomo nasce dipendente, a causa della pre-maturazione che caratterizza la sua nascita, è dipendente in tutto e per tutto dalla madre e dall’ambiente esterno. Una grande differenziazione nelle dipendenze patologiche va fatta per quello che riguarda l’oggetto delle dipendenze, se da una sostanza che, attraverso il consumo, porta una sensazione di piacere come per l’alcol o le droghe; se da un’azione che porta una certa alterazione dell’equilibrio psicofisiologico come il sesso o l’adrenalina, in quest’ultimo è possibile annoverare anche il vizio del gioco. Come si cura la dipendenza? La soddisfazione del corpo non è l’unica soddisfazione in gioco all’interno del paradigma delle dipendenze, è necessario ricostruire la trama personale del soggetto per poter arrivare a capire e comprendere cosa lo abbia spinto a perdere la propria autonomia e a sviluppare una subordinazione a qualcosa di cui non può farne a meno.  L’approccio psicoterapeutico ad orientamento dinamico può risultare estremamente efficace nel trattamento delle dipendenze in quanto aiuta dal lato della comprensione a rendere cosciente ciò che, nel passato di quel soggetto, ha spinto a sviluppare la dipendenza e, per il futuro, a sviluppare strategie più funzionali e adattive nella vita quotidiana che non prevedano il ricorso all’oggetto della dipendenza. Articoli sulle dipendenze

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dipendenza sessuale

Dipendenza sessuale

La dipendenza dal sesso è, per il senso comune, l’impossibilità a resistere di fronte ad una stimolazione sessuale. In questa accezione la spinta verso il sesso, al pari di quella per alcol, sostanze stupefacenti o gioco d’azzardo, è un comportamento che non è possibile controllare e che è più forte del soggetto che la subisce.

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shopping complusivo

Shopping compulsivo

Dipendenza da shopping o shopping compulsivo? Nell’ultima edizione del DSM-V, il manuale utilizzato per le diagnosi mentali a livello medico, la dipendenza da shopping è menzionata ma non è annoverata tra i disturbi in quanto, sebbene considerato un comportamento ripetitivo altrimenti definito “comportamento di dipendenza”, mancano dati oggettivi per una classificazione chiara e univoca. Il quadro morboso di riferimento è comunque quello del disturbo ossessivo-compulsivo. La volontà di fare acquisti non è del tutto libera: sono presenti pensieri e compulsioni che, indipendentemente dalla coscienza, spingono verso la realizzazione della spesa. Non è possibile individuare un’unica causa alla base di questo comportamento ma, così come funziona per le altre dipendenze, un insieme di cause psicologiche e neurologiche concorrono alla cristallizzazione di questo comportamento. Negli ultimi anni, inoltre, questo fenomeno si è ulteriormente diffuso grazie alla possibilità dello shopping online, coniando la categoria di “dipendenza da shopping online”.   In questo articolo shopping compulsivo e dipendenza da shopping verranno affiancati e trattati come un unico disturbo, sulla base del fatto che compulsione e comportamento dipendente possono essere considerati affini, la compulsione può essere una manifestazione di un aspetto di dipendenza della persona.  Shopping come sfogo Come già spiegato in altri post, affinché si possa parlare di comportamento dipendente, bisogna che questo comportamento non sia sotto il controllo diretto, sfugga al controllo cosciente del soggetto. In questo caso possiamo parlare di una difficoltà a livello del controllo degli impulsi. Spesso questo dis-controllo è presente in persone che, al contrario, cercano di porre tutto sotto il proprio controllo, i cosiddetti “maniaci del controllo”. Più si prova a mantenere il controllo e più si corre il rischio che questo controllo, in uno o più aspetti della quotidianità, manchi del tutto. Inoltre, situazioni familiari, affettive o professionali stressanti intensificano questi comportamenti compulsivi. Questi diventano la valvola di sfogo di tutta la difficoltà che non può essere altrimenti gestita e che in qualche modo deve pur essere esternata. Lo shopping diventa quindi uno di quei comportamenti che permettono alla persona di trovare un sollievo momentaneo. Tra l’altro lo shopping è meno dannoso per la propria salute rispetto ad altre dipendenze e, in casi non estremi, non mette a rischio la salute finanziaria del proprio conto in banca. Per questo motivo è più accettabile per gli altri o facile da nascondere.  Sintomi dello Shopping complusivo In mancanza di una classificazione internazionale validata, proviamo lo stesso a definire quelli che sono i sintomi che possono differenziare il piacere per lo shopping dalla compulsione. Incapacità a controllare questo comportamento; Peggioramento del comportamento in seguito a situazioni di stress Acquisto di beni inutili, perdita di interesse non appena viene completato l’acquisto, il pensiero passa subito al successivo; Pensiero ossessivo sui beni che si vuole acquistare; Comportamento scorretto verso gli altri volto a nascondere questo comportamento; Perdita della capacità di giudizio verso gli acquisti con conseguenze serie per la propria situazione finanziaria. Considerazioni e cause Possiamo ipotizzare che lo shopping compulsivo rientri nell’universo dei disturbi ossessivo-compulsivi. In questo caso ritroviamo quindi un versante legato ai pensieri ossessivi relativi agli acquisti, più o meno intrusivi. Questi pensieri si riferiscono sempre al bene che si desidera acquistare, una sorta di “chiodo fisso” che non è possibile allontanare fino a che non si realizza l’azione dell’acquisto. Dietro questi pensieri fissi, forse, è però possibile rintracciare un’altra funzione, ovvero la possibilità di distogliere la propria coscienza da pensieri o preoccupazioni ben più serie. Si evidenzia così l’aspetto di utilità di questa strategia inconscia. L’aspetto compulsivo è complementare rispetto a quello ossessivo. Se l’ossessività pertiene il pensiero, la compulsività riguarda l’agito, in questo caso l’acquisto dettato più dalla necessità di assolvere un dovere che dal reale piacere. L’acquisto, infatti, potrebbe essere portato a termine come tentativo di sollievo dal pensiero ossessivo, come azione “impulsiva” non mediata dalla ragione o come necessità sentita. In ogni caso non è un’azione di piacere ma di dovere, questa è la grande differenza tra lo shopping normale e quello patologico. Shopping online Negli ultimi anni lo sviluppo dello shopping online ha intensificato la problematica dello shopping compulsivo. L’offerta proposta dall’e-commerce che permette di fare acquisti comodamente dallo smartphone, senza bisogno di recarsi nel negozio, a volte con il semplice tocco di un dito, l’ha reso tanto facile quanto irresistibile. Diventa ancora più difficile, per chi è vulnerabile a questa tematica, resistere, perché ogni impedimento fisico è stato abilmente soppresso. Se per passare da un acquisto all’altro bastano pochi secondi e un paio di pressioni delle dita, la soddisfazione sarà ancora più breve.  Possibili soluzioni Come tutti i disturbi della sfera ossessivo-compulsiva la possibilità di ridimensionare la mania di controllo, caratteristica tipica in questi casi, permette di abbandonare schemi rigidi che allo stesso tempo sono strumento privilegiato ma anche trappola per chi li adotta. Questo può avvenire nel contesto di un percorso psicoterapeutico che autorizza la persona a parlare in maniera autentica di se stessa ragionando così su quei nodi delicati della propria esistenza che nella quotidianità non è permesso richiamare alla coscienza.

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Ludopatia

Ludopatia: Gioco d’Azzardo patologico (GAP) Che cos’è? Di che disturbo si tratta? Il gioco d’azzardo patologico è una malattia fortemente invalidante che può avere terribili conseguenze sulla vita di chi ne soffre e dei suoi cari. L’aspetto autodistruttivo non è tanto rivolto verso il proprio corpo come capita nella dipendenza da alcol o da droghe, ma non per questo è da sottovalutare. Come ogni dipendenza patologica, il bisogno di ricercare l’oggetto o il comportamento è “più forte” del soggetto e in virtù di questo, nei casi più gravi, lo spinge ad azioni inaccetabili per sé e per chi gli è intorno. Storia e definizione del gioco d’azzardo patologico Il gioco d’azzardo è una pratica antichissima, basti pensare che la sua etimologia risale all’arabo az-zahr, con influenze francesi azard e spagnole azahar, e voleva dire gioco di dadi, più precisamente zahr era il fiore rappresentato su una delle facciate dei dadi e che verosimilmente indicava il colpo vincente. Ha poi perso quest’accezione di colpo fortunato e ha preso piuttosto il senso opposto, già dal medioevo, di colpo malvagio, rischio, addirittura pericolo. Oggi è utilizzato per indicare qualcosa che è imprevedibile, aleatorio. Nel gioco d’azzardo patologico ci si espone costantemente al rischio di una situazione assolutamente incontrollata e la ricerca di questa sensazione è impossibile da gestire per il soggetto che arriva a rischiare tutto ciò che ha, non solo a livello materiale, per rincorrere una sensazione ancor prima che il miraggio di una vincita. Sintomi del gioco d’azzardo patologico o ludopatia Secondo il DSM-V affinché si possa fare diagnosi di dipendenza patologica dal gioco d’azzardo bisogna che vengano soddisfatti alcune condizioni che indagano la criticità dei comportamenti messi in atto dal giocatore. Questa lista mette in risalto anche quelli che sono i sintomi che permettono di individuare il giocatore patologico. La lista è composta da nove items che indagano la gravità crescente della situazione, a partire dal bisogno di alzare sempre di più la posta per ottenere lo stesso livello di eccitamento fino alla necessità di rivolgersi ad altri per porre rimedio alla situazione disperata in cui si sono trovati. Solo una volta toccato il fondo, appunto, chiedono aiuto. La ricerca di evasione Come in tutte le patologie analoghe il dipendente cerca la sostanza o il comportamento per alleviare un dolore più profondo o quando è in difficoltà per fuggire ad una elaborazione o ad una presa di responsabilità che non riesce a tollerare in quel momento.Questo meccanismo è tipico della dipendenza come tentativo di autocura da parte del soggetto. Nel lungo termine però si possono presentare numerose complicazioni che spingono il soggetto verso una parabola discendente che rinforza il circolo vizioso e consolida tutti quegli affetti negativi da cui si cercava di fuggire. Inoltre, l’assuefazione e il crescente bisogno di denaro possono portare a problemi relazionali con i cari ma anche a problemi con la legge o con i debitori. Cause della ludopatia Il giocatore patologico è consapevole, anche se non sempre lo ammette, di avere un problema ma allo stesso tempo non riesce a superarlo per due motivi principali: La causa principale è il piacere alla base del gioco, la tentazione offerta che promette un miraggio, almeno all’inizio, fa parte della fase di idilio con il gioco, per poi passare in secondo piano. Il giocatore patologico non gioca più per il miraggio di vittoria, gioca perché deve farlo, gioca per recuperare le somme perdute, gioca per provare l’adrenalina del momento di massima tensione in cui segue la pallina nella roulette per vedere dove si fermerà o è concentrato sull’ordine delle caselle da grattare. In quel momento tutto si spegne e c’è solo quello. E’ una totale e completa fuga dai problemi e dai pensieri, non dissimile dai paradisi artificiali offerti dalle droghe e altrettanto effimera. Allo stesso tempo però il circuito neuropsicologico che si va rafforzando diventa poi sempre più difficile da correggere, l’assuefazione spinge a giocare somme sempre maggiori e il “craving”, il bisogno di giocare diventa sempre più fuori controllo. Il gioco d’azzardo può di fatto essere annoverato tra i disturbi del controllo degli impulsi, cioè quei disturbi in cui il soggetto non è in grado di gestire l’impulso che gli arriva. Un lavoro su questo aspetto può essere molto utile perché può aiutare a trasformare il circolo vizioso del discontrollo in un circolo virtuoso scaturito dalla maggiore consapevolezza e dalla soddisfazione del self-control. Conclusioni: E’ possibile uscire dal gioco d’azzardo patologico? In sintesi, ci si può avvicinare al gioco per curiosità e divertimento, ma poi dall’incontro con l’azzardo non è possibile prevedere cosa ne scaturirà. Per alcuni soggetti, in virtù di caratteristiche loro personali e anche della particolare situazione di vita che stanno attraversando, l’inclinazione al gioco può sfuggire di mano e diventare un problema. Prima che sia troppo tardi, prima di perdere tutto è possibile sempre fermarsi ma alcuni non ci riescono. I giocatori più gravi hanno proprio bisogno di perdere tutto per realizzare che non possono andare avanti così. Risulta davvero difficile stargli vicino e capire come fare per aiutarli, ma senza una spontanea volontà di ricercare aiuto ogni tentativo di cura corre il rischio di risultare fallimentare.

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innamoramento, dipendenza affettiva

Dipendenza affettiva

Dipendenza affettiva: un innamoramento patologico Si parla sempre più spesso di dipendenza affettiva non solo sulle riviste o i social ma anche negli ambienti accademici e clinici tanto che da poco è stato ufficialmente riconosciuto come un disturbo affettivo della sfera psichica. Ma, in fondo, di cosa si tratta quando si nomina la dipendenza affettiva? La dipendenza affettiva è riconosciuta come una tra le nuove dipendenze, perchè il soggetto non dipende da una sostanza ma da una relazione. Infatti la dipendenza affettiva è una modalità di vivere la relazione patologica. Chi è affetto da questo disturbo arriva a negare i propri bisogni e propri spazi in funzione della relazione che diventa l’unico scopo di vita. Il periodo dell’innamoramento Prendendo in considerazione il periodo di innamoramento, la fase iniziale di una relazione amorosa, sarebbe difficile poter distinguere questo disturbo dal normale sviluppo del più autentico sentimento d’amore verso l’altro. Nell’innamoramento infatti si produce un forte investimento nei confronti del partner a cui corrisponde uno svuotamento di se stessi: l’amore, la stima e tutti i sentimenti più positivi sono depositati e attribuiti all’altro. La presenza dell’altro rende tutto possibile e infonde forza e coraggio. Nell’unione con il proprio partner ci si sente invincibili e imbattibili. Il periodo dell’innamoramento è probabilmente l’esperienza più intensa e meravigliosa che l’essere umano possa provare nella propria vita. Come in ogni situazione così felice e ricca di promesse, si tende a non considerare un altro aspetto: l’investimento che si fa sull’altro da dove prende le sue basi? Nell’innamoramento il soggetto si svuota dell’amore per sé, investendo ogni briciola dell’amor proprio nel partner. Durante questo periodo, quando manca l’altro, ci si può sentire persi, spaesati, incompleti come mai prima. Posso sentirmi completo a patto che io sia uno con l’oggetto del mio amore ed è proprio questa fusione, che è ricercata anche dal partner, che garantisce il senso di completezza per entrambi. Il passaggio dall’innamoramento all’amore maturo Il passaggio dalla fase di innamoramento all’amore maturo consiste nel consolidamento delle emozioni e passioni in sentimenti positivi più duraturi e stabili quali la stima, la fiducia, la tenerezza. Ognuno dei partner prova questi sentimenti e in questo passaggio si verifica anche una progressiva separazione verso l’indipendenza reciproca come conseguenza anche del riassorbimento di parte di quell’amore che era stato investito sull’altro. Non bisogna però considerare la transizione dall’innamoramento all’amore come un aspetto meramente temporale, ma anzi va pensato in una prospettiva logica. Infatti, se questo passaggio si compiesse in maniera definitiva, con il tempo l’indipendenza rischierebbe di trasformarsi in indifferenza e tutti i sentimenti, raffreddati, potrebbero voler cercare altrove un nuovo oggetto. Affinché i sentimenti sopravvivano è importante impegnarsi in una giusta e sana alternanza tra l’innamoramento e l’amore maturo. Perché un innamoramento può sfociare in una dipendenza affettiva? Le variabili sono numerose e non si collocano solo a livello personale, ma anche a livello dell’interazione della coppia. Infatti, non è detto che una persona svilupperà sempre dipendenza verso i partner, ma è più verosimile che la sviluppi verso un determinato partner, o verso più partner che però condividano le stesse caratteristiche. La dipendenza affettiva è spesso rivolta a partner che hanno i tipici tratti del narcisista, ovvero di qualcuno che fa sfoggio di una grande sicurezza e che, di conseguenza, viene percepito come una persona sicura. La sicurezza è un fattore importante in gioco, nel quadro della dipendenza affettiva, perché è proprio il tratto che mina e allo stesso tempo accende anche il sentimento. Chi è affetto da dipendenza affettiva solitamente pensa di avere all’inizio il controllo della situazione e per amore sopporta tutto, anche situazioni estreme. Quando la relazione finisce (solitamente la persona dipendente viene lasciata) chi soffre di dipendenza affettiva non trova un senso al proprio esistere e l’amore provato diventa ossessione. Il passaggio dalla padronanza alla perdita di controllo acuisce il bisogno dell’altro, solo quando questi è presente si torna a star bene. Si parla di dipendenza affettiva perché si ripresenta il processo generale della dipendenza, al pari della dipendenza da alcol o da sostanze stupefacenti, si ritrova la necessità materiale e concreta dell’altro per stare bene. Guarire dalla dipendenza affettiva Si può guarire dalla dipendenza affettiva.Intraprendere un percorso psicologico può sicuramente aiutare a superare questo disturbo. Le radici di una dipendenza affettiva vanno ricercate nel proprio vissuto e nei propri legami familiari. Un percorso individuale può rendere consapevoli e liberare sentimenti repressi o traumi vissuti.

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