Che cos’è e di che tipo di disturbo si tratta?
La caratteristica principale del disturbo antisociale di personalità è la patologica mancanza di responsabilità che rende chi ne soffre un potenziale pericolo per chi gli sta vicino e per la società, in quanto mette sistematicamente il proprio piacere davanti non solo ai diritti ma anche ai bisogni degli altri.
Chi soffre di questo disturbo non prova nessun rimorso nello sfruttamento degli altri o nel venir meno ai propri doveri di convivenza sociale. Quest’attitudine è possibile in quanto questo tipo di individui non nutrono nessun tipo di senso di colpa o di rimorso per quello che fanno agli altri. Per questo, spesso, chi soffre di questo disturbo facilmente va incontro a problemi con la legge o comunque è più esposto alla violenza rispetto a chi non ne soffre.
Freud e il disturbo antisociale di personalità
Freud fonda la nascita della società civile sulla base di un mito.
In origine, esisteva un uomo, il padre dell’orda primitiva, che anteponeva il suo piacere a quello dei suoi figli, tanto da scacciare tutti i figli maschi in quanto potenziali rivali e da fare delle figlie le proprie donne. Un giorno, i figli scacciati si riuniscono e lo uccidono.
Dal senso di colpa generato da questo delitto, i fratelli decidono che nessuno di loro prenderà il posto del padre, ma questo sarà assunto da un totem e ognuno cercherà all’esterno del clan la propria donna. Il senso di colpa per l’omicidio del padre – brutale – permette la fondazione della società. Per vivere insieme agli altri bisogna accettare il sacrificio che determinate regole comportano e la responsabilità delle proprie azioni. La coscienza morale presuppone che, nel momento in cui si commetta un’azione illecita, si provi rimorso e senso di colpa.
Sintomi
Chi soffre del disturbo antisociale di personalità non prova rimorso o senso di colpa per le azioni che commette, probabilmente non sente nulla. Non prova fastidio o dispiacere nel commettere azioni che possono danneggiare un altro se queste azioni gli procurano un tornaconto.
Ha tendenza alla manipolazione, al crimine e all’uso e abuso di alcol e sostanze stupefacenti. Non è in grado di fare un progetto di vita o prendersi cura di eventuali figli, è molto concentrato su se stesso e sul suo presente. Questi sintomi possono presentarsi anche in altri quadri psicopatologici e come si è già visto anche per gli altri disturbi, è raro trovare forme pure.
Per questo motivo il disturbo antisociale può sovrapporsi anche ad altri disturbi di personalità ma se dovessimo provare ad isolarne la peculiarità è la tendenza ad ottenere il massimo profitto con il minimo o nullo sforzo, senza timore o rimorso per quello che fa.
Considerazioni
Questi soggetti difficilmente si rivolgeranno ad uno specialista, perché, in fondo, solo con grande fatica riconoscono di avere un problema. Più che frequentare studi medici gli antisociali frequentano le carceri o pagano in altro modo le conseguenze di una vita spericolata e violenta. Di solito, sono le persone che vivono con questi soggetti, compagne o figli, che possono chiedere aiuto nel trovare un modo per liberarsi da queste persone.
Quali sono le cause del disturbo antisociale?
Spesso nelle famiglie di soggetti antisociali questo disturbo si ripresenta nelle generazioni successive. Secondo lo psicoanalista britannico Donald Winncott, la causa di questo disturbo sono le privazioni materiali e affettive percepite durante l’infanzia. In effetti questa tesi confermerebbe l’importanza del fattore ambientale nello sviluppo di condotte antisociali, definendo un rapporto diretto tra deprivazione e furto. Lontano dal voler giustificare simili comportamenti, credo sia importante però tenere in considerazione l’aspetto patologico di questa condotta.
Perchè l’ambiente familiare è così importante?
Si dice che la mela non cade lontana dall’albero per spiegare come i figli non possono poi essere troppo diversi dai loro genitori, non solo per questioni genetico-ereditarie ma anche perché determinano l’ambiente in cui i figli crescono. In questo detto comune in fondo c’è della verità: l’imitazione è uno dei principali meccanismi di apprendimento e l’esempio genitoriale è quello più forte e duraturo per l’essere umano. Ambienti in cui i genitori faticano a gestire responsabilmente i propri figli costituiranno terreno fertile per lo sviluppo di condotte antisociali, anche se nella costituzione della soggettività umana non esistono rapporti causali diretti e non è mai possibile fare una previsione deterministica.
Possibili Soluzioni
Nel caso di una condotta antisociale il miglior intervento possibile è la prevenzione o quantomeno l’intervento nei momenti iniziali della comparsa della sintomatologia, verso i 15-18 anni. Prima si interviene e più l’intervento può risultare efficace. D’altra parte spesso, dopo i 40 anni, i comportamenti anti-sociali tendono a ridursi, c’è un fisiologico decremento dei comportamenti antisociali in occasione, forse, di una maggiore accettazione delle norme sociali che ordinano la convivenza tra le persone nella società.
Bisogna, in ultimo, fare una distinzione tra disturbo antisociale e comportamento criminale: sebbene entrambi possano mettere in atto comportamenti non legali che puntano ad un facile guadagno, il soggetto con disturbo antisociale, a differenza del criminale, è una persona che soffre, che non sta bene. In effetti il confine tra i due è molto labile, ma, da un punto di vista terapeutico, se con il criminale non è possibile nessun tipo di lavoro clinico, con l’antisociale sì, per fortuna.
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