Bullismo e Cyberbullismo
Di che cosa si tratta?
Esistono diverse forme di prevaricazione, con cui alcuni, in apparenza più forti, cercano di soggiogare quelli che vengono definiti più deboli. Trattandosi di uno dei possibili legami tra gli esseri umani, non credo sia possibile datarlo, in fondo la parabola di Caino e Abele potrebbe esser letta come un episodio di prevaricazione portato alle estreme conseguenze. Oggi esistono diverse espressioni moderne di questo fenomeno, cyberbullismo o gli haters dei social, ma si tratta sempre della stessa cosa, del tentativo di annientare l’altro per il proprio tornaconto. Questa è una tesi molto generale, ma è tale perché penso che sia questo ciò che potrebbe accomunare tutte le situazioni. Senza dubbio, bisogna fare le opportune distinzioni e non si possono mettere tutte sullo stesso livello ma proviamo ad analizzare la relazione tra il bullo e la vittima del bullo.
Che cos’è il bullismo?
La parola bullismo denota l’atteggiamento, il carattere tipico di un bullo, quest’ultimo è un termine utilizzato nel significato opposto a quello originale che è “bravo ragazzo”. In letteratura, ne troviamo due esempi nei “bravi” di Don Rodrigo che intimano a Don Abbondio che il matrimonio tra Renzo e Lucia “non s’ha da fare” Una prima impressione ci suggerisce che il bullo è quindi colui che utilizza i propri mezzi per sopraffare, prevaricare, un altro che, dal punto di vista degli stessi mezzi è chiaramente in una posizione di inferiorità. Attraverso la relazione con chi è da meno, rispetto ad un singolo punto, spesso quello della forza o della potenza, questi bulli trovano conferma per la propria virilità. Hanno bisogno di privarne l’altro per poterla riconoscere in se stessi.
Chi è il bullo?
Non credo sia possibile fare un unico identikit del bullo, perché questo fenomeno è troppo trasversale affinché sia possibile determinare un unico tipo-bullo. Possiamo provare a circoscrivere i comportamenti classici del bullo in tre grandi categorie:
- Piacere, soddisfazione nella messa alla berlina del suo obiettivo prescelto;
- Piacere nell’esecuzione di atti di violenza fisica o psicologica;
- Tornaconto offerto dalla prevaricazione dell’altro, senza attenzione per gli altrui sentimenti.
Il fatto che il bullo agisca per il piacere di vedere l’altro che ha scelto umiliato o per il puro piacere di esercitare una violenza fisica, psicologica o verbale a discapito di un altro pone una distinzione anche per quello che riguarda le cause che lo portano a comportarsi così.
Cause del bullismo
Se le cause del bullismo possono essere diverse, credo che si possano ridurre a poche categorie:
La causa è da rintracciarsi in famiglia, spesso i bulli mettono in atto questi comportamenti perché li vivono o li rivedono nel contesto più stretto in cui vivono, possono essere loro stessi vittima di prevaricazioni e ingiustizie a casa o lo possono vedere messo in atto su familiari.
E’ chiaro che in questi casi non esistono rapporti di causa ed effetto. Prendiamo il caso di un bambino o ragazzino che vede il padre picchiare o trattar male la propria madre, non è possibile prevedere quale adulto diventerà questo bambino da grande, anche se sappiamo per certo che questo comportamento genitoriale avrà una conseguenza su di lui. Analogamente, anche la trascuratezza, la povertà intellettuale e culturale del contesto possono portare il bambino a sentirsi mancante di quello sguardo che pone in lui le basi per la stima di sé e il riconoscimento di emozioni in sé e negli altri. Senza queste basi quasi non bisogna meravigliarsi che il soggetto non empatizzi con l’altro, non entri in sintonia e quindi per lui fare del male all’altro, per un proprio tornaconto, può risultare abbastanza differente. La ricerca e messa in mostra della propria virilità. Spesso una virilità esageratamente messa in mostra è l’unica modalità attraverso cui certi soggetti possono trovare conferma di averla. C’è un dubbio circa la propria identità virile, e non solo virile, che spinge certi soggetti a comportarsi da bullo.
Chi è la vittima di bullismo?
La vittima del bullo è colui/colei che può essere ascritto a due categorie: debole o diverso. E’ attaccando o il debole o il diverso che il bullo che ha bisogno attraverso il suo comportamento di trovare conferme risulta gratificato. Nel debole o nel diverso lui cerca di colpire l’altro per sentirsi più simile al suo ideale. Colpendo la sua vittima non colpisce quella parte di sé che non accetta? Credo che questa definizione renda il bullismo sovrapponibile ad una forma di razzismo.
L’importanza del gruppo
Chi è vittima di bullismo, in virtù di una certa fragilità che il bullo ha saputo cogliere, avrà grandi difficoltà a reagire o a chiedere aiuto. Non reagire, purtroppo, è la soluzione meno auspicabile perché in questo modo si lascia carta bianca al bullo che si ritrova nella situazione a lui più congeniale. Solo attraverso una reazione è possibile rompere lo schema. In questo gioca un ruolo molto importante il gruppo che fa da sfondo alla relazione bullo-vittima. Il gruppo, con la posizione che assume, di repressione, di cinico divertimento o di muta indifferenza decide chi della relazione appoggiare.
Cyberbullismo
Il cyberbullismo è una nuova manifestazione del bullismo nata insieme alle nuove tecnologie e contestualizzabile alle chat o ai social. La volontà di prevaricazione insieme alla possibilità di non mostrarsi se non attraverso il filtro offerto dal proprio avatar online si rivela davvero un mix pericoloso. Nascondendosi dietro un alter-ego digitale e probabilmente, non assumendo fino in fondo, in senso soggettivo, che dietro l’alter-ego della vittima ci sia una persona in carne ed ossa, alcuni davvero non riescono a porsi un limite. Il cyberbullismo si configura come il bullismo tradizionale ma declinato dalla mancanza di immediatezza che scandisce le relazione vis-a-vis e dalla condanna che le cose pubblicate sui social rimangono lì. Dietro l’immediatezza della possibilità di contatto offerta dai social si cela la disconnessione delle relazioni di oggi e il fenomeno del cyberbullismo come quello degli haters è una delle sue sfaccettature più mortifere.
Come difendersi dal Cyberbullismo?
Per difendersi, in questi casi, può essere utile riportare all’attenzione di amministratori o moderatori comportamenti inadeguati, subiti o osservati.
Chi è l’hater?
L’hater è colui che sui social, dà libero sfogo al proprio odio nei confronti del prossimo. Questo è un fenomeno nuovo, prima dei social e di internet è difficile da collocare. In parte ricorda gli insulti e le invettive che si alzavano dalla massa contro chi era esposto alla gogna, solo che qui non c’è nessun crimine. L’hater attraverso i social può sfogare la propria aggressività e ricercare il riconoscimento dei suoi simili, senza preoccuparsi di pagare nessun tipo di conseguenze per il suo comportamento. La dimensione inconsistente della realtà virtuale rende tutto “leggero” e questo spiega il perché questo fenomeno possa essere così spaventosamente diffuso.
Soluzioni
Il mio consiglio per chi soffre di bullismo è quello di reagire, reagendo ci si pone come parte attiva in una relazione in cui l’altro non si aspetta una reazione. Sorprendere l’altro è un modo per sorprendere anche se stessi e riconoscersi un’agenzialità che permette di avere una migliore idea di s e stessi. Subendo dal bullo si subisce da quella parte di se stessi che non permette di sentirsi desiderabili.
Prima di cambiare la relazione con l’altro bisogna cambiare l’idea di se stessi.
Inoltre, lo stato e la magistratura, con i propri tempi, si sono messi al lavoro per provare ad arginare questi fenomeni che ad oggi lasciano impuniti i colpevoli. Attraverso alcuni precedenti e proposte di legge già presentate chi è incaricato di preservare il bene comune sta lavorando affinché chi deve pagare sia punito adeguatamente. Per chi osserva episodi di bullismo invece consiglio di fare qualcosa, opporsi al maltrattamento di un nostro simile è un dovere etico di chi fa parte di un gruppo sociale. E’ responsabilità di ognuno fare in modo che ciascuno sia nelle condizioni migliori di vita, non agire è un po’ colludere con chi questi atti li perpetra.
Prevenzione al Bullismo
Trattandosi nella maggior parte dei casi di bambini o adolescenti, gli istituti sociali che possono lavorare sulla prevenzione sono la famiglia e la scuola. A casa quello che si può fare è mostrarsi disponibili al confronto. Spesso, in virtù dell’età, le vessazioni e i soprusi non vengono riportati a casa, un po’ per paura di ritorsioni ancora più crudeli da parte dei bulli, ma anche per la paura di deludere la propria famiglia. Questa paura spinge a tenersi tutto dentro ma questo è davvero pericoloso. La scuola, dal suo canto, deve offrire agli studenti la possibilità di partecipare a campagne di sensibilizzazione su questi temi e lavorare attivamente sull’educazione al corretto utilizzo degli strumenti tecnologici e dei social.
Cosa fare se sei vittima o conosci qualcuno che lo è?
Se conosci qualcuno che è vittima del bullismo non rimanere indifferente, non giudicare la gravità della situazione, perché non è possibile sapere fino in fondo quello che l’altro sente. Provare compassione, invece, permette di sentire l’altro si diverso, ma simile, se provo ad identificarmi a quello che lo affligge, che gli reca dolore. In una società come quella contemporanea è difficile, ma non è impossibile provare compassione perché è sempre una scelta soggettiva quella che definisce le nostre azioni e chi vogliamo essere.
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