Psicoanalisi come funziona

Che cos'è la psicoanalisi?

La psicoanalisi è prima di tutto una tecnica di cura, Freud alla fine dell’800 l’ha inventata trovando il modo per guarire persone malate e sofferenti che resistevano a qualsiasi altro tipo di trattamento medico (dei tempi). 

Il suo lavoro instancabile l’ha portato a sviluppare un metodo di ricerca che permette di far luce su pensieri e emozioni che, senza che ne siamo consapevoli perché sono inconsci, hanno un peso rilevante nella nostra vita quotidiana.

A cosa serve la psicoanalisi

La psicoanalisi permette di sviluppare una maggiore chiarezza su dinamiche e sentimenti personali attraverso una relazione terapeutica con l’analista. Parlare è altra cosa rispetto al pensiero.

Come afferma Lacan parlare è sempre parlare a qualcun altro; per un confronto o un consiglio abbiamo bisogno di un altro, per provare a fare chiarezza su una situazione che non padroneggiamo, ma anche solo per sentirci capiti e compresi. Il pensiero, da solo, è senza contraddittorio. 

Il confronto con un’altra persona può essere difficile, a causa della paura del giudizio o altre ansie che ci bloccano dal condividere ciò che sentiamo. In altre occasioni, confidarsi con persone vicine può peggiorare la situazione, lasciandoci con la sensazione di aver esposto troppo le nostre fragilità senza risolvere il problema.

Queste difficoltà spesso spingono a cercare un professionista in grado di gestire simili situazioni e di fornire un supporto adeguato

Perché scegliere la psicoanalisi, tra i vari orientamenti

La psicoanalisi parte dal presupposto che esista l’inconscio. La psicoanalisi permette di costruire un rapporto più profondo con quelle parti di noi stessi che non siamo in grado di ascoltare e che per questo spingono per farsi sentire e essere riconosciute.

Dalla nascita della psicoanalisi e del concetto di inconscio, più di cento anni fa grazie al neurologo viennese Sigmund Freud, sono state proposte numerose e diverse definizioni, che evidenziano quanto questo concetto sia sfuggente, poiché riguarda una dimensione che può apparire non concreta o immateriale, anche se non lo è.

L’inconscio può essere definito come ciò che sappiamo senza esserne consapevoli, qualcosa che sfugge alla coscienza e ai pensieri quotidiani, ma che ha un impatto significativo nella nostra vita. Si manifesta nei sogni, che per Freud sono la via privilegiata verso l’inconscio, e in piccoli eventi quotidiani, come dire il nome sbagliato o dimenticare un oggetto.

La psicoanalisi ci aiuta a dare senso a queste “sviste”, rivelando i desideri nascosti dietro di esse, e ci permette di entrare in contatto con quelle parti di noi stessi che non riusciamo a riconoscere, ma che spingono per essere ascoltate.

Perché chiedere una psicoanalisi

Chiunque può attraversare un momento di difficoltà. Le cause possono essere molteplici: una relazione amorosa interrotta, l’incapacità di chiudere un rapporto insoddisfacente, o l’impossibilità di imporre dei limiti nelle relazioni familiari, amicali o professionali. L’ansia può rappresentare un’altra motivazione, soprattutto quando blocca il raggiungimento di obiettivi importanti. Può trattarsi di comportamenti che sfuggono al controllo, per cui, dopo un’iniziale soddisfazione, diventano fonte di disagio e sofferenza.

La psicoanalisi offre la possibilità, in un contesto protetto e neutro, di fare chiarezza su quanto si sta vivendo, costruendo un senso nuovo e più profondo circa i propri vissuti e ciò che li guida, un senso che non può essere generale ma sempre declinato al singolare. Tutto ciò è possibile attraverso la parola, non a caso viene definita talking cure.

Come si svolge un percorso psicoanalitico

Per un percorso efficace è necessario, all’inizio, almeno un incontro settimanale. I primi colloqui sono diretti ad aver chiaro quale è il motivo per cui si fa la richiesta di un percorso e per raccogliere l’anamnesi del paziente. Informazioni sulla sua vita attuale, sulle relazioni e sull’infanzia sono indispensabili per capire il quadro generale della situazione e poter formulare un’ipotesi di lavoro.

Un percorso di psicoanalisi offre uno spazio sicuro dove poter parlare liberamente e ascoltarsi, permettendo di diventare consapevoli dei propri pensieri e di esplorare i meccanismi inconsci che influenzano il modo di relazionarsi con se stessi e gli altri.

Gli "strumenti" dello Psiconalista

Lo psicoanalista utilizza l’ascolto attivo per individuare parole o concetti ambigui o ripetitivi nel discorso del paziente. Approfondendoli, il paziente può scoprire aspetti di sé che, pur essendo sempre stati presenti, non erano mai stati pienamente riconosciuti.

Un percorso analitico procede per gradi e per questo non bisogna immaginarsi lo psicoanalista come quella figura silenziosa e impassibile a cui siamo stati abituati dallo schermo. Il silenzio è un altro importantissimo strumento dello psicoanalista, che però sa graduare per permettere al paziente di avanzare nel proprio discorso ed essere così capace di trovare dentro di sé le risposte a quelle domande che prima rivolgeva agli altri.

Allo stesso modo anche il passaggio dalla sedia al lettino è un passaggio simbolico che sancisce l’inizio di uno stadio più profondo del percorso, così come l’aumento della frequenza delle sedute settimanali.

Frequenza delle sedute

Sostenere due o tre sedute alla settimana permette un lavoro più sul profondo rispetto a sedute settimanali o bisettimanali. La decisione di questi passaggi spetta allo psicoanalista e varieranno da caso a caso e ogni volta il paziente sarà libero di accettare o meno le indicazioni proposte. All’inizio il lavoro si focalizzerà su ciò che spinge il paziente a chiedere un percorso perché, nella stragrande maggioranza dei casi, sarà a causa di qualcosa che lo fa soffrire. Dunque il lavoro sul profondo non è la priorità di ogni percorso psicoanalitico quanto il benessere di chi sta attraversando un momento difficile.

La terapia può offrire un sostegno prezioso per affrontare e superare le difficoltà della vita. Se sei a Milano e senti la necessità di intraprendere questo percorso, contattami oggi stesso per iniziare il tuo viaggio verso il benessere e la crescita personale.

Dal Blog

L’inconscio collettivo è il deposito delle esperienze dell’umanità, presente in ogni singolo individuo. Questa definizione molto schematica si riferisce al concetto così come lo ha teorizzato Carl Gustav Jung, uno dei più brillanti allievi del padre della psicoanalisi, Sigmund Freud. L’apposizione di collettivo serve a differenziarlo da un altro tipo di inconscio, quello individuale. Il padre della psicoanalisi si è concentrato su quest’ultimo. Lo psichiatra svizzero, invece, ha ulteriormente sviluppato il concetto di inconscio, giungendo a ideare quello collettivo. Le divergenze tra i due hanno in seguito comportato la rottura tra i due.

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