Che tipo di disturbo è la tocofobia?
La tocofobia è letteralmente “paura del parto”: quando l’ansia o la paura della morte durante il parto dominano la gravidanza e sono talmente intensi che il parto è evitato, allora si parla di tocofobia. Questa condizione può essere così invalidante da spingere le donne che ne soffrono a rinunciare ad avere figli.
Per esempio Helen Mirren, la nota attrice inglese, ha raccontato di essere rimasta talmente impressionata e turbata dalla visione di un video sul parto, ai tempi della scuola, da non aver potuto mai più avere nulla a che fare con tutto ciò che riguarda lo riguardasse.
Le forti emozioni e i pensieri negativi correlati all’idea di questo evento diventano un ostacolo insormontabile per alcune donne che decidono di non portare a termine la gravidanza.
Cenni storici sulla tocofobia, paura del parto
Tra i primi a scrivere di questo disturbo è stato l’ostetrico tedesco Osiander, nel 1797, a proposito di donne che si erano tolte la vita a causa di questa grave paura. Poco più di cinquant’anni dopo, il dott. Louise Victor Marcé definisce le donne incinta che soffrono di tocofobia come “profondamente convinte che esse moriranno… L’idea diventa fissa nella loro testa e scatena una melanconia che regna su tutti i loro pensieri”. Centosessant’anni anni dopo i progressi della medicina moderna rendono questo timore meno fondato ma non per questo meno frequente, anzi le ricerche evidenziano come negli ultimi 20 anni questo disturbo sia molto più diffuso che in passato.
La situazione oggi
In Europa l’8% delle donne ne soffrono. In letteratura non esiste un consenso unanime sulla definizione di tocofobia, che può essere definita talvolta come una “grave paura del parto”, altre invece come “un’irragionevole ansia per il parto”. Al di là di come viene definita, questo disturbo è invalidante perché, quando non impedisce la gravidanza, può rovinare questo momento, che dovrebbe invece portare tanta felicità.
Inoltre, essendo associata a possibili gravi condizioni successive come depressione post-partum, ridotti legame infantile e attaccamento, oltre che effetti emozionali e cognitivi a lungo termine sul bambino, la tocofobia è un’importante condizione su cui va posta la giusta attenzione e trattata adeguatamente.
Le cause della tocofobia – paura del parto
In letteratura la tocofobia è associata a:
- personalità ansiosa;
- pregressi abusi sessuali;
- pregresso parto traumatico;
- esperienze traumatiche nell’ambito medico-sanitario;
- precedenti aborti spontanei;
- lunga infertilità;
- scarso supporto sociale;
- relazioni affettive povere.
La presenza di queste caratteristiche o esperienze aumentano la possibilità dell’insorgenza della fobia. La tocofobia, inoltre, è più comune nelle donne con personalità ossessivo/compulsiva che mostrano comportamento ossessivo riguardo alla pulizia e alla contaminazione e ricercano il parto e l’esperienza materna “ideali”.
Questa fobia può essere suddivisa in tre tipi: quella primaria, quando la donna è nullipara, secondaria quando ha già avuto un parto – spesso traumatico; si può inoltre considerare, in alcuni casi, la tocofobia come sintomo scaturito da una depressione prenatale.
I sintomi e possibili rimedi per la tocofobia
Questa fobia, come già riportato, si manifesta con sentimenti di ansia, preoccupazione, terrore e paura per il parto, per la possibilità di non sopravvivere o anche per l’eventualità di mettere al mondo un bambino sofferente o con malformazioni. Oggi, grazie al progresso scientifico, queste paure possono essere notevolmente ridimensionate. Grazie ai moderni test ed esami che sono in grado di predire con grande precisione – percentuali superiori al 95% – eventuali anomalie del feto. Per quanto riguarda la paura di morire o di soffrire troppo a causa del parto, le tecniche oggi diffuse permettono di superarla.
La richiesta del parto cesareo è infatti molto cresciuta in questi ultimi anni, il 20% delle donne britanniche, ad esempio, lo richiede senza indicazioni mediche od ostetriche. Il cesareo, sebbene possa essere una soluzione a questa paura, può rivelarsi controproducente. Non sempre, infatti, è possibile offrire, soprattutto nella sanità pubblica, questo intervento quando viene richiesto. La conseguenza di tale rifiuto è associata a maggiori complicazioni e disturbi post-partum nelle donne con tocofobia.
La prevenzione è sempre la miglior cura
La possibilità di individuare e trattare a livello psicologico questo tipo di paura è importantissimo. Così sarà possibile agire in maniera diretta sulle cause psicologiche e non su quelle, meno controllabili, legate agli aspetti medico-sanitari del parto. Inoltre un adeguato trattamento psicologico porterà benefici non solo sul parto, ma anche nel periodo successivo, decisivo per la possibilità di instaurare un legame tra madre e figlio. La paura del parto, come abbiamo visto, spesso si associa a esperienze traumatiche e/o a una scarsità di legami sociali e affettivi solidi e supportivi.
Quando siamo soli, è normale essere più spaventati da ciò che non conosciamo o da ciò che, per definizione, sappiamo che è doloroso o causa di sofferenza. In questo caso, per una persona che non può contare su altri, non è solo il parto a destare preoccupazione, ma tutta l’incertezza rispetto al futuro, considerando la responsabilità per la creatura che verrà al mondo.
Al di là poi degli aspetti pratici e concreti, una gravidanza ha un impatto molto forte per una donna, la porta a interrogarsi sulla propria identità e a doverla rimettere in discussione. La fobia, può dunque essere un segnale di allarme per questo movimento soggettivo che ogni futura mamma è chiamata a compiere.
L’importanza di potersi fidare
Sebbene ogni caso sia unico perché ogni persona è unica, la possibilità di potersi appoggiare a figure mediche e sanitarie verso cui si nutra fiducia e stima è importantissimo in questo percorso, così come la possibilità di confrontarsi con professioni o altre persone nelle stesse condizioni come succede nei corsi pre-parto. Questi sono strumenti importantissimi messi a disposizione delle persone per affrontare un evento tanto ad alto impatto quanto – si augura – felice.
La possibilità di rivolgersi ad uno psicoterapeuta è consigliata quando ci si accorge di essere troppo spaventate o incerte sulle personali capacità di gestire questa situazione. Il compito dello psicoterapeuta sarà di aiutare la paziente a costruire quegli strumenti mentali per poter affrontare in autonomia il lieto evento, ridimensionando la necessità di ricorrere/dipendere da aiuti esterni e permettendo di poter costruire un progetto futuro che trasformi l’ansia in aspettativa positiva e realistica.