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gelosia

Gelosia

Che sentimento è la gelosia? La gelosia è un sentimento indotto dal timore di poter perdere, a causa di un terzo, qualcuno che per noi è molto importante. Questo particolare sentimento colora le relazioni affettive e in special modo quelle amorose. Possiamo distinguere tre tipi di gelosia: quella normale, quella ossessiva e quella delirante. Gelosia sana Aver paura di perdere qualcuno è indice del fatto che a quel qualcuno non si è per nulla indifferenti. Per questo, una quota accettabile di gelosia è da considerarsi in fondo anche piuttosto sana. Gelosia ossessiva La gelosia ossessiva è, invece, già al di là di quanto può definirsi “normale”. Questo tipo di gelosia affonda le sue radici nel dubbio profondo della persona circa la sua insicurezza nel potersi fidare dell’Altro e di se stesso. Implica la ricerca costante di rassicurazioni e conferme sul fatto che il partner non l* tradisca. Non appena un terzo si profila nel contesto della coppia per il geloso ossessivo si scatena l’inferno. Questi fa molta fatica a reggere la presenza di un terzo sulla scena e ineluttabilmente scatta la competizione e il controllo sul partner. Il controllo, unico strumento che dà un po’ di tregua ai pensieri, non funziona mai a lungo, perché crea assuefazione, non è mai abbastanza e si cerca sempre di più. Per contro, il controllo fa sentire l’altro oppresso e privato della propria libertà, condizioni che non possono garantire la felicità in nessun caso. Gelosia delirante Il delirio di gelosia è lo stato più grave. Il dubbio lascia il posto alla certezza. Spunti paranoidi o paranoici sono molto frequenti in questi casi.  Si può credere che il partner sia in combutta con un terzo, magari un collega o un amico, per prendersi gioco del soggetto. Non si tratta più solo del timore di perdere qualcuno importante, ma c’entra con l’idea che il soggetto stesso ha di sé e di come si sente visto e l’altro è simbioticamente associato al soggetto stesso. Va da sé che questi sono i casi più gravi, in cui il controllo è maniacale e comunque impossibile da soddisfare. Sono casi in cui il termine della relazione e la separazione non possono essere accettati perché, il partner è al contempo il soggetto stesso in una deriva fusionale ed è possesso del soggetto. Per questo, purtroppo, nei casi di cui leggiamo negli articoli di cronaca, gli uomini di questo genere, quando lasciati, arrivano a gesti estremi, perché non tollerano che il partner, che considerano qualcosa di loro possesso, possa staccarsi. Oltre questi gradi possibili di gelosia, è possibile distinguere ad esempio diversi tipi di gelosia in base all’oggetto o all’origine di questo sentimento. Gelosia retroattiva Per alcune persone un ex diventa oggetto di una gelosia bruciante, un pensiero fisso. Sono elevati al rango di rivali d’amore, anche se sono sposati o comunque non mostrano alcun interesse. Questo succede perché hanno già vissuto una storia insieme e per questo, nel confronto con loro, ci si sente sconfitti. Questa dinamica non ha nulla di razionale, è bensì affettiva. L’ex è identificato in maniera inconsapevole al proprio ideale. Se è stato degno di essere oggetto dell’amore di chi io amo, allora deve essere speciale. Deve avere ciò che a me manca affinché anche io possa essere speciale. Secondo questo ragionamento, l’ex, che più che essere il vero ex è l’ideale-rivale del geloso, incarna l’incubo peggiore in quanto è lo specchio del soggetto, perché condivide la stessa posizione, ma con in più ciò che lui sente gli manca. Di solito, questa gelosia si limita al periodo iniziale del rapporto, quando il sentimento non si è del tutto consolidato e affonda nell’insicurezza del soggetto circa il proprio valore, nel confronto percepito con gli altri. Gelosia proiettiva Secondo Freud, questo tipo di sentimentoè relativa alle tendenze, messe in pratica o meno, che il soggetto geloso prova, ma che poi proietta sul partner. Una sorta di contrappasso per cui questi soggetti che tradiscono o vorrebbero tradire, si immaginano lo stesso tipo di comportamento da parte del partner. La gelosia è dunque il risultato della proiezione della propria tendenza all’infedeltà. Alcune considerazioni generali sulla gelosia e sull’amore La gelosia affonda in un’insicurezza che è tanto umana, quanto prerogativa specifica della condizione amorosa. Secondo Freud, in un’ottica edipica, la gelosia è legata al sentimento di esclusione rispetto all’amore della coppia genitoriale, da cui inevitabilmente ci si sente tagliati fuori. Alla base c’è paura di esclusione e di abbandono che però non vanno letti come un limite. L’amore si basa sulla mancanza e non si ama davvero se non si è capaci di tollerarla. Un detto giapponese dice che il vero amore è essere felici per chi si ama anche se questi non vuole noi, ma qualcun altro. Per amare bisogna essere disposti a perdere, almeno consapevoli che esiste questa possibilità. La gelosia, nella sua forma più patologica, è in profonda antitesi con ciò. E’ puro possesso perché riduce l’Altro ad oggetto di cui disporre come si vuole. Privare qualcuno della libertà, della spontaneità, della propria soggettività è un atto che non può definirsi d’amore. E’ comprensibile accettare che il partner possa essere geloso in virtù di sue particolari difficoltà o fragilità, ma se questa gelosia diventa un ostacolo ad una vita piena e felice, forse è il caso di capire se è il caso di proseguire la relazione. Articoli sulle relazioni

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dipendenza affettiva come uscirne

Uscire dalla dipendenza affettiva

Uscire dalla dipendenza affettiva: La cura della dipendenza affettiva si basa su una serie di colloqui psicologici volti a comprendere la natura del problema e le sue cause profonde. L’obiettivo principale è raggiungere una maggiore serenità e ricominciare a vivere la propria vita con una nuova consapevolezza. Il metodo utilizzato per affrontare la dipendenza affettiva è quello psicoanalitico, un approccio che trae origine dal lavoro di Sigmund Freud e che nel corso del secolo scorso è stato rivisto, integrato con altre discipline e approfondito da Jacques Lacan. Attraverso l’analisi e la ricostruzione della storia del paziente, si aiuta il individuare la chiave per decifrare i sintomi e raggiungere una completa remissione. La psicoterapia ad indirizzo analitico si configura come uno strumento valido ed efficace per affrontare e superare i sintomi della dipendenza affettiva e di altri disturbi contemporanei. I percorsi terapeutici di questo tipo prevedono solitamente una seduta settimanale, ma la durata può variare in base alla persistenza del sintomo, alla tenacia delle resistenze e alla volontà del paziente di approfondire le proprie dinamiche psichiche. Che cos’è la dipendenza affettiva? La dipendenza affettiva è considerata una delle nuove forme di dipendenza, in cui una persona non dipende da una sostanza, ma da una relazione patologica. Questo disturbo comporta una modalità di vivere la relazione in cui il soggetto nega i propri bisogni e spazi personali, concentrandosi esclusivamente sulla relazione stessa come unico scopo di vita. Tuttavia, è possibile guarire dalla dipendenza affettiva, e intraprendere un percorso psicologico può rappresentare un passo fondamentale per superarla. La dipendenza affettiva ha le sue radici spesso nell’esperienza di vita e nei legami familiari del soggetto. Un percorso individuale consente di prendere consapevolezza e liberare sentimenti repressi o traumi vissuti. All’interno di uno spazio di riflessione protetto, in cui l’ascolto empatico e privo di giudizio è garantito dal segreto professionale, è possibile affrontare ed elaborare gli eventi significativi che hanno segnato la vita di ciascuno in modo unico. Presso il mio studio, situato a Milano in Via Giorgio Washington 14, offro uno spazio di riflessione sicuro e protetto. Qui, si è invitati a parlare liberamente, in un contesto di ascolto empatico e privo di giudizio. Il segreto professionale è garantito per tutelare la tua privacy e creare un ambiente di fiducia. Sono il Dott. Vito Iannelli, psicoterapeuta e psicoanalista iscritto all’albo dei psicologi della Lombardia con il numero 15557. Con la mia esperienza e professionalità, sono qui per guidarti nel tuo percorso di guarigione dalla dipendenza affettiva e nel raggiungimento di una vita autentica e appagante.

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love bombing

Love bombing

Che cos’è il love bombing? Con la definizione di Love bombing si identifica la strategia manipolatoria con cui, attraverso il “bombardamento” di gesti romantici, frasi dolci, sorprese mozzafiato, dichiarazioni importanti …,  una persona riesce ad accattivarsi la fiducia o i sentimenti di un’altra, per un secondo fine. Il love bombing può essere considerato, nella sua forma più patologica, come un vero e proprio plagio, finalizzato ad ottenere il controllo su di un’altra persona. La definizione è stata coniata dalla ricercatrice Margaret Singer per definire la modalità persuasiva e manipolatoria con cui i guru o gli adepti di  sette reclutano nuovi proseliti o i truffatori possono circuire le loro vittime (leggi a questo proposito quello che ho scritto sul Catfishing). Ma il Love Bombing è sempre patologico? Se si cerca su google i termini: Love Bombing, appare subito chiaro come l’accezione contemporanea più diffusa per questo comportamento sia associata ad una figura oggigiorno molto conosciuta, il narcisista patologico. In questa cornice il love bombing sarebbe dunque una tecnica manipolativa, utilizzata dal narcisista, in maniera più o meno inconsapevole, per legare a sé il partner. Questo avviene nella fase iniziale della frequentazione, si sovrappone alla fase della “luna di miele” e può essere confusa con questo momento inaugurale di ogni rapporto romantico. Le differenze sostanziali sono due: 1) tutto è troppo: troppo romantico, troppo intenso, troppo veloce, ma anche troppo impegnativo col senso di poi; 2) una volta che il partner è stato conquistato, fa la sua apparizione la tanto temuta “svalutazione”. Idealizzazione e svalutazione Questi due meccanismi psicologici nelle relazioni romantiche si manifestano in maniera massiccia. L’idealizzazione è molto presente all’inizio e permette la costruzione di un legame con l’altro. In fondo è grazie all’idealizzazione che una persona del tutto sconosciuta può gradualmente acquisire valore per un’altra. Chi idealizza profonde i propri sforzi affinché possa conquistare l’oggetto del suo desiderio, ciò implica che venga a sua volta idealizzato. E’ esattamente questo l’aspetto a cui mira il love bomber: essere idealizzato per poter avere potere sull’altro. Una volta forte di questo potere, avrà il controllo sull’altro e utilizzerà la svalutazione come mezzo per correggerne il comportamento per il suo tornaconto. La svalutazione comporta dolore e sofferenza. Tuttavia brucia ancora di più se proviene da qualcuno che amiamo, perché da questi, più che da altri aneliamo il riconoscimento. Nel momento in cui questo comportamento è deliberato si può parlare senza fronzoli di plagio o abuso psicologico. Qualora non sia del tutto intenzionale è comunque un atteggiamento manipolatorio diretto ad avere il controllo sull’altro. Il desiderio di controllo è quanto di più lontano ci sia dall’amore. Caratteristiche del love bombing Ricapitolando quindi il love bombing è una strategia manipolativa che, con le dovute attenzioni, può essere riconosciuta fin dall’inizio. Di seguito una lista di comportamenti, individuati dalla ricercatrice americana Lori Nixon Bethea, la cui presenza può far sorgere il dubbio tra un onesto corteggiamento e il Love bombing: Love bombing nelle relazioni amorose Non credo sia così facile stabilire il grado in cui il love bombing è una tecnica messa in pratica con completa deliberazione. Sicuramente nei casi patologici è così. Mentire senza ritegno per ottenere la fiducia e la stima dell’altro, per raggiungere i propri fini, è un comportamento sociopatico, non solo narcisistico. Tuttavia è ben più comune che questi soggetti comunichino all’altro quello che davvero sentono. Il sentimento non mente ma è ingannatore. Nel senso che se non trattato può scomparire presto e ripresentarsi da un’altra parte per un’altra persona. Quello che spesso capita è che uomini o donne si sforzino di conquistare una persona ma poi realizzano che ciò che davvero gli interessava era solo la sfida prospettata dalla conquista. Dopo che abbiamo considerato questo punto di vista, il Love Bombing, corrisponde ad una strategia per ottenere al più presto quello che si desidera. La “conquista” di chi è stato posto sul piedistallo dell’idealizzazione e qui ci rimane fintanto che si nega, che non si apre del tutto. Salvo poi che, nel momento in cui si danno le reali condizioni affinché la relazione possa esistere, perché chi era inseguito si decide, il love bomber può tirarsi indietro. Forse non era davvero pronto per una relazione, forse una volta ottenuto il riconoscimento che cercava è soddisfatto, oppure è troppo spaventato dal fatto che le cose possano farsi serie. Per quanto diverse, queste motivazioni non cambiano il comportamento messo in atto, che è sempre il medesimo: sparire, ma con riserva, per non perdere un aggancio, per la paura di fare un passo sbagliato. Potrebbero interessarti anche:

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silenzio

Trattamento del silenzio

Che cos’è il trattamento del silenzio? Il trattamento del silenzio, o silenzio punitivo, è un comportamento passivo-aggressivo tale per cui, all’interno di una relazione stretta, un suo componente non risponde e talvolta arriva persino ad ignorare l’altra persona. La durata è varia, da pochi minuti – ma in questo caso non credo sia corretto definirlo tale – può durare anche ore o addirittura mesi e anni. Silenzio Punitivo Quello che oggi è nominato silenzio punitivo trae spunto dal trattamento del silenzio, una tecnica di punizione utilizzata nelle prigioni inglesi in seguito alla riforma carceraria del diciannovesimo secolo. Alle punizioni corporali venne sostituito il silenzio. Quando bisognava punire qualcuno, gli si impediva di parlare e si smetteva di rivolgergli la parola. Molti di loro impazzirono. Chi subisce questo tipo di silenzio non ha la possibilità di poter comunicare con l’altro, anzi è nella posizione di non ricevere neanche risposta alle proprie domande. Questa situazione genera sentimenti di inutilità e di abbandono, oltre che frustrazione per l’impotenza suscitata dall’altro.  Secondo alcuni terapeuti viene utilizzato da chi ha scarse competenze comunicative e fa coì perché non riesce ad esprimere se stesso. Secondo altri si tratta invece di una forma di controllo o persino di abuso. Il senso di potere Sicuramente chi lo mette in atto conquista un certo controllo sull’altro e questo gli restituisce un senso di potere. Il silenzio non è mai un vero atto di “silenzio” ma è funzionale a quanto il musone vuole ottenere. Certo, può aver acquisito questa modalità perché l’ha subita nella sua famiglia di origine o da altri, ma è una pratica che può logorare la relazione. Come si supera il silenzio? Per superarlo, chi lo subisce, dovrebbe cercare di rompere lo schema in atto. Piuttosto che preoccuparsi della contingenza o esprimere preoccupazione potrebbe: Scherzare su quanto sta accadendo o ricoprire di attenzione positiva il taciturno; Tagliar corto e ritornare alle proprie occupazioni personali, in attesa che l’altro ritorni “normale”. Queste semplici indicazioni possono risultare davvero difficili da attuare ma sono quello che l’altro non si aspetta e per questo, venendo meno quella percezione di “controllo”, potrebbero rompere lo schema. L’importanza del Dialogo Chi lo mette in atto dovrebbe cercare di sforzarsi di adottare una comunicazione più positiva, il potere offerto dal silenzio è effimero e alla lunga rischia di mettere in crisi il rapporto. E’ un circolo vizioso che può essere interrotto dal tentativo di comunicare apertamente. Questo è possibile se si rinuncia alla lotta di potere che mira a sottomettere l’altro e ci si apre ad un dialogo costruttivo. Se chi si chiude, lo fa perché non si sente in grado di comunicare, deve impegnarsi ancora di più perché una coppia senza comunicazione è l’accostamento di due individui soli. Problemi relazionali

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dipendenza sessuale

Dipendenza sessuale

La dipendenza dal sesso è, per il senso comune, l’impossibilità a resistere di fronte ad una stimolazione sessuale. In questa accezione la spinta verso il sesso, al pari di quella per alcol, sostanze stupefacenti o gioco d’azzardo, è un comportamento che non è possibile controllare e che è più forte del soggetto che la subisce.

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conflitti familiari

Guida ai conflitti familiari durante le feste

Conflitti familiari: come riconoscerli e superarli. Nell’accezione comune questo periodo dell’anno vuol dire feste, regali, grandi cene e famiglia, anche se quest’anno non è come tutti gli altri, purtroppo. Ho sentito dire a molti che, in fondo, non sono così dispiaciuti di non poter ricongiungersi alla famiglia e di passare il Natale e le feste “in pace” da soli. In effetti, dietro la patina dorata di questi giorni festivi confronti e vecchi dissapori sono in agguato. Il Natale è un periodo di sospensione dalla vita quotidiana, solitamente il lavoro si ferma, inizia un periodo di vacanza e si vive di più la famiglia. Le generazioni si mischiano, ci si ricongiunge a quei membri della famiglia che si sono allontanati, trasferiti in un’altra città, magari all’estero. Per poco si ritorna a quella dimensione che, come per magia, ci riproietta nel passato. Allora i vecchi conflitti, accantonati e messi da parte, sono pronti a riemergere e a reclamare l’attenzione che gli è stata negata. La famiglia La famiglia è il primo gruppo sociale in cui l’essere umano è inserito e su cui non ha nessuna possibilità di scelta o ripensamento. Questa struttura elementare della parentela imprime ai suoi membri una marca indelebile. Tutti i membri ne sono influenzati e influenzatori, la famiglia è un sistema vivente in continuo divenire, o almeno ci si auspica che sia così. La famiglia è composta da individui di generi e generazioni diverse e la diversità veicola sempre un non-riconoscimento, dall’altra parte, il nome di una famiglia è il simbolo di un’identificazione in cui ogni membro si ritrova. Vediamo così come la famiglia è al tempo stesso luogo del riconoscimento e del non-riconoscimento e questo provoca una tensione costante. Conflitti familiari ed Hegel Le aspettative deluse, i differenti punti di vista, il desiderio di autonomia, l’ansia oppure l’invidia e la gelosia… sono molte le strade che portano ai conflitti familiari. Questo è un elemento centrale nella vita di ognuno di noi, ma anche di ogni gruppo di cui facciamo parte. Il conflitto, letteralmente, ci fa sbattere contro un altro o qualcosa che ci impedisce, fintanto che non facciamo qualcosa, di proseguire sulla nostra strada. Il conflitto è quindi inevitabile e in sé non ha valenza, ma sarà il nostro modo di porci nei suoi confronti ad assegnargli un’accezione positiva o negativa. Possiamo definirlo positivo se verranno attivate una serie di risorse, interne ed esterne, che ci permettono di affrontare il conflitto evolvendo verso il suo superamento. Il punto forte di questo passaggio è la flessibilità, affinché sia possibile superare un conflitto è necessario esser pronti a sacrificare qualcosa per andare incontro all’altro. E’ possibile prendere a prestito il processo dialettico di Hegel per identificare i passaggi che permettono questo superamento. Tesi, antitesi e sintesi sono i passaggi cruciali. La tesi è il punto di partenza, l’idea a cui se ne contrappone un’altra rappresentata nell’antitesi. Il terzo momento, la sintesi, consiste in una nuova idea che però sorge dalla possibilità di tenere insieme le due precedenti, un compromesso positivo che comporta per ognuna della tesi e della sintesi il sacrificio di una sua parte. La responsabilità: è sempre dell’altro! Spesso però si pensa che per quanto ci si sforzi di cercare di risolvere le cose, è sempre per colpa dell’altro che non si riesce a risolvere la situazione. Addossare la responsabilità all’altro è un meccanismo nocivo che porta ad un circolo vizioso: se la colpa è dell’altro allora io sono sollevato da ogni responsabilità. Come determinare dove finisce la tua ed inizia la mia? La responsabilità è, oltre il singolo, è qualcosa di con-diviso. Se si parte da questo presupposto si finirà per sentirsi molto meno frustrati che nel caso in cui si addossi la colpa all’altro. Responsabilità vuol dire possibilità di azione e questo determina il mio senso di agenzia su di una questione. Se io me ne sento responsabile in modo proattivo cercherò di trovare una soluzione che possa risultarmi soddisfacente. Rischio che la responsabilità diventi colpa nei conflitti familiari Bisogna stare attenti però a non cadere nel versante opposto, cioè “se le cose non vanno è solo colpa mia”. Questo è il versante estremo della responsabilizzazione, il senso di colpa è il risultato di molteplici possibilità, che hanno comunque a che fare con il non riuscire a vedere l’altro per quello che è: l’altro, in questi casi, è spesso idealizzato e questo comporta l’autosvalutazione del soggetto. Un possibile esempio di questo caso è la violenza domestica, in cui chi è abusato può arrivare a sentirsi in colpa e credere quasi di meritare gli abusi dell’altro. Questo è sbagliato, anche nel contesto privato della famiglia, non si devono mai superare i limiti del rispetto personale, non solo fisico ma anche psicologico, e quando questi vengono superati, chi lo fa è sempre in torto! Scrivendo questa mi sono proposto di offrire alcuni spunti di riflessione per meglio rivedersi nelle situazioni che portano ai conflitti e provare a viverli con un occhio diverso. Sono pronto ad ascoltare le vostre testimonianze o a chiarire i vostri dubbi. Buone feste a tutti!

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innamoramento, dipendenza affettiva

Dipendenza affettiva

Dipendenza affettiva: un innamoramento patologico Si parla sempre più spesso di dipendenza affettiva non solo sulle riviste o i social ma anche negli ambienti accademici e clinici tanto che da poco è stato ufficialmente riconosciuto come un disturbo affettivo della sfera psichica. Ma, in fondo, di cosa si tratta quando si nomina la dipendenza affettiva? La dipendenza affettiva è riconosciuta come una tra le nuove dipendenze, perchè il soggetto non dipende da una sostanza ma da una relazione. Infatti la dipendenza affettiva è una modalità di vivere la relazione patologica. Chi è affetto da questo disturbo arriva a negare i propri bisogni e propri spazi in funzione della relazione che diventa l’unico scopo di vita. Il periodo dell’innamoramento Prendendo in considerazione il periodo di innamoramento, la fase iniziale di una relazione amorosa, sarebbe difficile poter distinguere questo disturbo dal normale sviluppo del più autentico sentimento d’amore verso l’altro. Nell’innamoramento infatti si produce un forte investimento nei confronti del partner a cui corrisponde uno svuotamento di se stessi: l’amore, la stima e tutti i sentimenti più positivi sono depositati e attribuiti all’altro. La presenza dell’altro rende tutto possibile e infonde forza e coraggio. Nell’unione con il proprio partner ci si sente invincibili e imbattibili. Il periodo dell’innamoramento è probabilmente l’esperienza più intensa e meravigliosa che l’essere umano possa provare nella propria vita. Come in ogni situazione così felice e ricca di promesse, si tende a non considerare un altro aspetto: l’investimento che si fa sull’altro da dove prende le sue basi? Nell’innamoramento il soggetto si svuota dell’amore per sé, investendo ogni briciola dell’amor proprio nel partner. Durante questo periodo, quando manca l’altro, ci si può sentire persi, spaesati, incompleti come mai prima. Posso sentirmi completo a patto che io sia uno con l’oggetto del mio amore ed è proprio questa fusione, che è ricercata anche dal partner, che garantisce il senso di completezza per entrambi. Il passaggio dall’innamoramento all’amore maturo Il passaggio dalla fase di innamoramento all’amore maturo consiste nel consolidamento delle emozioni e passioni in sentimenti positivi più duraturi e stabili quali la stima, la fiducia, la tenerezza. Ognuno dei partner prova questi sentimenti e in questo passaggio si verifica anche una progressiva separazione verso l’indipendenza reciproca come conseguenza anche del riassorbimento di parte di quell’amore che era stato investito sull’altro. Non bisogna però considerare la transizione dall’innamoramento all’amore come un aspetto meramente temporale, ma anzi va pensato in una prospettiva logica. Infatti, se questo passaggio si compiesse in maniera definitiva, con il tempo l’indipendenza rischierebbe di trasformarsi in indifferenza e tutti i sentimenti, raffreddati, potrebbero voler cercare altrove un nuovo oggetto. Affinché i sentimenti sopravvivano è importante impegnarsi in una giusta e sana alternanza tra l’innamoramento e l’amore maturo. Perché un innamoramento può sfociare in una dipendenza affettiva? Le variabili sono numerose e non si collocano solo a livello personale, ma anche a livello dell’interazione della coppia. Infatti, non è detto che una persona svilupperà sempre dipendenza verso i partner, ma è più verosimile che la sviluppi verso un determinato partner, o verso più partner che però condividano le stesse caratteristiche. La dipendenza affettiva è spesso rivolta a partner che hanno i tipici tratti del narcisista, ovvero di qualcuno che fa sfoggio di una grande sicurezza e che, di conseguenza, viene percepito come una persona sicura. La sicurezza è un fattore importante in gioco, nel quadro della dipendenza affettiva, perché è proprio il tratto che mina e allo stesso tempo accende anche il sentimento. Chi è affetto da dipendenza affettiva solitamente pensa di avere all’inizio il controllo della situazione e per amore sopporta tutto, anche situazioni estreme. Quando la relazione finisce (solitamente la persona dipendente viene lasciata) chi soffre di dipendenza affettiva non trova un senso al proprio esistere e l’amore provato diventa ossessione. Il passaggio dalla padronanza alla perdita di controllo acuisce il bisogno dell’altro, solo quando questi è presente si torna a star bene. Si parla di dipendenza affettiva perché si ripresenta il processo generale della dipendenza, al pari della dipendenza da alcol o da sostanze stupefacenti, si ritrova la necessità materiale e concreta dell’altro per stare bene. Guarire dalla dipendenza affettiva Si può guarire dalla dipendenza affettiva.Intraprendere un percorso psicologico può sicuramente aiutare a superare questo disturbo. Le radici di una dipendenza affettiva vanno ricercate nel proprio vissuto e nei propri legami familiari. Un percorso individuale può rendere consapevoli e liberare sentimenti repressi o traumi vissuti.

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