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ortoressia

Ortoressia

L’ossessione per il cibo sano L’ortoressia, di cui una traduzione letterale potrebbe essere appetito retto, corretto, è considerata un disturbo del comportamento alimentare.Nonostante la dissonanza cognitiva prodotta dalla presenza della parola corretto nel nome di un disturbo, l’ortoressia può creare grossi impedimenti per chi ne soffre nella quotidianità e, nei casi più gravi, avere anche ripercussioni preoccupanti sulla salute. Che disturbo è l’ortoressia? Infatti, questo disturbo, trae spunto dal desiderio, sano e legittimo, di avere un’alimentazione sana e corretta, che sia garante, in diverso grado, di un’ideale di purezza. La purezza e la contaminazione sono riconducibili alle difese ossessive che, se moderate e contenute, si rivelano, nella quotidianità, fonte di piacere e tranquillità. Nella nostra routine, tutti noi abbiamo quelle azioni che non possiamo non compiere ogni giorno, piccole cose che però danno senso alla nostra realtà e ci danno la giusta carica per affrontare la giornata o la vita. I sintomi dell’ortoressia Possiamo iniziare a parlare di disturbo soolo nel momento in cui queste pratiche da essere qualcosa che aiuta nella giornata (ego sintonici) si rivelano per rigidità e fissità delle interferenze, qualcosa che invece che aiutare si pone come disturbo alla quotidianità (ego distonici). La parola disturbo deriva infatti da dis- (che aumenta di forza) e turbare (confondere, scompigliare, disordinare): un disordine che aumenta di forza.Nello specifico dell’ortoressia, tutto quello che le è peculiare, come la ricerca dei migliori prodotti Bio o di quelli con il più basso apporto di calorie, diventa una lotta infinita. L’aspetto decisionale si allunga a dismisura e si prova colpa ogni qualvolta non si riesce a seguire in maniera religiosa il proprio programma.Nell’ortoressia, come negli altri disturbi del comportamento alimentare il programma della propria dieta quotidiana è il punto più delicato: attorno a questo ruotano molti pensieri ogni giorno e può arrivare ad essere il perno delle giornate, perdendo di vista tutti gli altri aspetti come il lavoro, la famiglia o gli affetti. L’ortoressia ha molti punti in comune con gli altri disturbi alimentari, mentre una sostanziale differenza, a livello sintomatico, tra questa e gli altri DCA, tra cui ad esempio l’anoressia, è la noncuranza per l’immagine del proprio corpo. Chi soffre di ortoressia non ha come prima preoccupazione l’ideale della forma del proprio corpo, bensì l’ideale, del tutto astratto, della salute, della purezza del proprio corpo ottenuta eliminando ogni forma d’impurità. Cause e spiegazioni Le cause del disturbo sono separate dalle motivazioni che spingono qualcuno a voler adottare uno stile di vita che tenga conto di un’alimentazione sana. L’ortoressia diventa problematica solo quando sfugge al controllo. Questo disturbo può diventare problematico se invalida la vita di chi soffre, oltre i sintomi individuali già presi in considerazione, bisogna valutare anche quelli interpersonali. Un semplice invito a cena può arrivare ad essere avvertito con del panico, perché non si potrà prevedere esattamente il pasto che si assumerà. L’ortoressia si inserisce, allora, in quella serie di disturbi che hanno a che fare con il bisogno di controllo. Avere il pieno controllo sulla propria dieta permette di mantenere idealmente il controllo su di sé. Chi soffre di ortoressia o di disturbi analoghi tende a sfogare attraverso il controllo sulla propria dieta tensioni e frustrazione della vita quotidiana. Questa strategia però non riesce a garantire sempre il risultato cercato e sul lungo termine può dimostrarsi controproducente. Possibili soluzioni e considerazioni Una strategia è la modalità con cui si prova ad affrontare un determinato impedimento. L’ortoressia è una strategia che fa parlare di sé nel momento in cui è divenuta perdente. Il confine tra disturbo alimentare e predilezione di una specifica dieta può essere a volte molto sottile. Non è detto che passato un momento stressante il disturbo non rientri spontaneamente. E’ importante riuscire a riconoscere questo limite, che sotto forma di buon senso, è evidente per ognuno di noi e rispettarlo, senza temere di chiedere un aiuto se non siamo in grado di controllarlo da noi. Allo stesso tempo non bisogna per forza abbandonare una condotta che si è rivelata positiva, prima di sfuggire al controllo. Come psicologo, credo che caso per caso bisogni valutare in maniera approfondita le esigenze e le risorse di chi bussa alla mia porta per aiutarlo a trovare un equilibrio meno precario. Disturbi dell’alimentazione Che Cosa sono i disturbi dell’alimentazione? I disturbi alimentari detti anche DCA ( disturbi del comportamento alimentare),  sono tutte quelle problematiche  che concernono il rapporto tra l’individuo ed il cibo.   Questi disturbi alimentari sono caratterizzati da un persistente disturbo dell’alimentazione o di comportamenti connessi all’alimentazione che determinano un alterato consumo o assorbimento di cibo e che danneggiano significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale. I principali disturbi dell’alimentazione e della nutrizione sono: I danni per la salute Soffrire di questi disturbi può compromettere la vita e il funzionamento di aree fondamentali quali la salute fisica, la salute psicologica, la carriera sia scolastica che lavorativa e le relazioni interpersonali.  Maggiore è la durata della malattia e maggiori saranno le conseguenze sulla vita di chi ne è colpito. E’ fondamentale chiedere aiuto per riuscire a comprendere le cause di un malessere così acuto. Spesso le persone affette da questi disturbi  ricorrono a questi comportamenti alimentari per comunicare un lutto, un trauma o abusi subiti in età precoce e attraverso il controllo del proprio corpo cercano di sopravvivere. Capire le motivazioni profonde di un tale disagio è fondamentale per liberarsi da un peso troppo grande da sopportare. Dal Blog: Disturbi dell’alimentazione

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disturbo bipolare, sindrome maniaco depressiva, fase maniacale

Disturbo bipolare

Che cos’è il disturbo bipolare? Il disturbo bipolare è un disturbo invalidante e una condizione psichiatrica caratterizzata da forti oscillazioni dell’umore che compromettono la vita di chi ne è affetto. Questo disturbo è anche denominato “sindrome maniaco-depressiva”. I sintomi del disturbo bipolare Questo disturbo alterna due fasi umorali in maniera rapida: le persone affette dal disturbo bipolare possono passare da un profondo stato di depressione ad un’eccessiva eccitazione senza un motivo apparente. I sintomi della fase maniacale L’episodio maniacale si struttura in tre fasi:L’esordio, lo stato, la risoluzione. L’esordio della mania dura solitamente 3- 4 giorni ed in questo tempo chi soffre di disturbo bipolare aumenta significativamente la propria produttività. Durante la fase dello stato della mania i soggetti infatti si sentono pieni di energia, eccitati, euforici e in grado di svolgere più attività contemporaneamente. La fase di stato solitamente dura 4-6 mesi ma al suo interno ci possono essere episodi depressivi e repentini cambi umorali.Dopo la fase di stato vi è la fase di risoluzione della mania nella quale i soggetti possono provare uno stato di eutimia (diffusa serenità o neutralità), uno stato depressivo o un episodio misto. La fase di risoluzione è solitamente molto rapida e dura giorni o poche settimane. Generalmente i sintomi presenti nella fase di stato di mania sono: Aumentata energia Bisogno di sonno inferiore Autostima eccessiva Senso di irrequietezza Sentirsi pieni di pensieri contemporaneamente Compiere azioni sconsiderate o pericolose Euforia Disturbi dell’attenzione Parlare molto in fretta La sensazione di elevata autostima o grandiosità può portare i soggetti a sperimentare varie forme di deliri e compiere imprese rischiose come giocare d’azzardo o compiere atti osceni. La mancanza di sonno porta i soggetti ad una diminuzione o aumento dell’appetito. Durante questi episodi raramente i soggetti si rendono conto di essere in una condizione di sofferenza.   Fase normale e fase mista Nei soggetti affetti da questo disturbo, si possono anche riscontrare altre fasi, oltre quella (ipo)maniacale e quella depressiva. Si possono presentare periodi in cui l’umore è stabile e più equilibrato ma anche fasi miste in cui c’è un repentino passaggio da una condizione maniacale ad una depressiva. Perché serve un supporto psicologico Un aspetto centrale del disturbo bipolare è la difficoltà o incapacità per il soggetto a regolarsi. La causa di questo disturbo non è da ricercarsi in un’unica motivazione ma risponde alla complessa e insondabile interazione tra fattori biologici, fattori sociali e fattori psicologici. Solo un’analisi approfondita può ricercare le cause di questo complesso disturbo che porta i pazienti che ne soffrono ad una importanti limitazioni nella propria vita. In questa sede si vuole porre l’accento sul fatto che non è solo l’umore l’aspetto fuori controllo e imprevedibile, ma anche gli altri ambiti della vita quotidiana come l’alimentazione, il sonno, il lavoro risultano sregolati durante le fasi maniacale (o ipomaniacale) e depressiva. Ambiti influenzati dall’umore ma che a loro volta lo influenzano, innescando reazioni a cascata che complicano ancora di più la situazione. La difficoltà a mettere un limite, rende nei periodi più duri, la vita di questi soggetti insostenibile per se stessi e per chi gli è intorno. Il lavoro di supporto psicologico, può partire proprio dal tentativo di mettere un limite, di creare un argine per rendere l’imprevedibilità e l’incostanza più controllabili. Il percorso psicologico offre la possibilità di accedere alla “scala dei grigi” e sperimentare qualcosa di diverso. Qualora sia necessario, in quelle situazioni più gravi o pericolose è buona norma attivare un supporto farmacologico oltre a quello psicologico. Per i sintomi si prende riferimento ai manual utilizzati per le diagnosi DSM-V e ICD-10.   Disturbi dell’umore   I sintomi della fase depressiva Anche l’episodio depressivo si può dividere in tre fasi: esordio, stato e risoluzione. L’esordio è progressivo, la fase di stato dura dai 6 agli 8 mesi. La fase di risoluzione può avvenire in maniera più rapida rispetto all’esordio. I sintomi più riscontrati nell’episodio depressivo sono: Umore depresso Pensieri negativi Insonnia o eccesso di sonno Perdita di peso Senso di colpa Disperazione Irritabilità Pensieri ricorrenti di morte Diminuzione degli interessi Autosvalutazione Incapacità di provare piacere   Lo stato depressivo è detto fase depressiva. In questo stato i soggetti sentono un senso di grande tristezza e disperazione, avere poca energia, non provare desideri, sentirsi stanchi, avere disturbi del sonno, pensare alla morte. La fase depressiva si pone come l’altra faccia della medaglia di quella maniacale. Da un punto di vista psicodinamico la fase maniacale si può leggere come la negazione di tutti quei pensieri o paure che contraddistinguono la fase depressiva.L’umore depresso, la bassa autostima, il senso di colpa della fase depressiva si trasformano nell’opposto in quello maniacale: euforia, senso di grandiosità, superficialità. I pensieri ricorrenti di morte, per esempio, sono comunque presenti, ma negati, nell’eccessiva sicurezza in tutti quegli agiti pericolosi e sconsiderati tipici della fase maniacale. Entrambe le fasi sono quindi insidiose e pericolose, non per ultimo la maggiore probabilità di suicidio caratteristico della fase depressiva. Fase normale e fase mista Nei soggetti affetti da questo disturbo, si possono anche riscontrare altre fasi, oltre quella (ipo)maniacale e quella depressiva. Si possono presentare periodi in cui l’umore è stabile e più equilibrato ma anche fasi miste in cui c’è un repentino passaggio da una condizione maniacale ad una depressiva. Perché serve un supporto psicologico Un aspetto centrale del disturbo bipolare è la difficoltà o incapacità per il soggetto a regolarsi. La causa di questo disturbo non è da ricercarsi in un’unica motivazione ma risponde alla complessa e insondabile interazione tra fattori biologici, fattori sociali e fattori psicologici. Solo un’analisi approfondita può ricercare le cause di questo complesso disturbo che porta i pazienti che ne soffrono ad una importanti limitazioni nella propria vita. In questa sede si vuole porre l’accento sul fatto che non è solo l’umore l’aspetto fuori controllo e imprevedibile, ma anche gli altri ambiti della vita quotidiana come l’alimentazione, il sonno, il lavoro risultano sregolati durante le fasi maniacale (o ipomaniacale) e depressiva. Ambiti influenzati dall’umore ma che a loro volta lo influenzano, innescando reazioni a cascata che complicano ancora di più la situazione. La difficoltà a mettere un limite, rende nei periodi più duri, la vita di questi soggetti

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diturbi apprendimento

Disturbi di apprendimento

Che cosa sono i disturbi dell’apprendimento? I disturbi di apprendimento specifici implicano delle difficoltà selettive che inibiscono il soggetto nella sua capacità di lettura, scrittura o calcolo. Nonostante non ci siano deficit neurologici importanti, o altre cause esterne, e a fronte di capacità normali o persino al di sopra della norma in altre aree e contesti, i soggetti che soffrono di disturbi specifici dell’apprendimento hanno delle difficoltà selettive, che riguardano ambiti molto ristretti, ma in cui le difficoltà sono insormontabili. I disturbi dell’apprendimento riguardano tre principali macro aree: la lettura, la scrittura e il ragionamento matematico. Sintomi dei Disturbi di Apprendimento Rispetto alla lettura i parametri presi a riferimento dal DSM-V per la diagnosi sono l’esattezza nella lettura delle parole, la sua velocità e fluidità e la comprensione di quanto letto. In quest’ambito, con il termine Dislessia, si indica un quadro sintomatico ben preciso, caratterizzato da difficoltà nel riconoscimento esatto e fluente delle parole, nel capirne il significato e l’ortografia. Per quanto concerne la capacità di espressione scritta, i riferimenti adottati sono la precisione nell’ortografia, nella grammatica e nella punteggiatura e la chiarezza organizzativa dello scritto. Nel campo delle scienze matematiche la diagnosi di disturbo specifico dell’apprendimento è subordinata alla rilevazione di difficoltà nella comprensione del senso dei numeri. Inoltre nella capacità di fare di conto e utilizzare il ragionamento matematico per risolvere problemi. Così come con il termine dislessia, Discalculia viene utilizzato per circoscrive un quadro sintomatico ben definito. Difficoltà nella corretta elaborazione dell’informazione numerica, nella capacità di imparare le regole matematiche ed eseguire calcoli esatti e fluentemente. Cause dei Disturbi dell’apprendimento Le cause di questi disturbi sono sia di origine cognitiva che emotivo-relazionale. È importante definire in maniera accurata il ruolo svolto da ciascuna di queste cause per impostare la cura più adatta. Spesso le cause sono interconnesse tra loro. Di conseguenza c’è bisogno di un approccio integrato nella cura che tenga presente tanto le difficoltà di ordine cognitivo quanto degli aspetti emotivi e relazionali. Possibili soluzioni per i Disturbi dell’apprendimento Quelli sopra presentati sono i criteri secondo cui gli specialisti si orientano nella diagnosi di un disturbo specifico dell’apprendimento. Per diagnosticare questi disturbi si utilizzano test psicologici e altri strumenti ideati per questo fine. Affinché si possa fare diagnosi non è infatti sufficiente che ci siano delle difficoltà, e per questo è fondamentale che di fronte il timore di uno di questi disturbi si ricorra al supporto di un esperto che possa riscontrarne l’effettiva presenza. Una diagnosi accurata è inoltre importante per impostare la terapia più corretta. Questi disturbi, infatti, hanno una buona prognosi e in gran percentuale sono superabili completamente. Per quanto riguarda le terapie, sono più indicate quelle psicologiche di tipo cognitivo-comportamentale, ma anche quelle psicoanalitiche, come dimostrato in letteratura, sono adatte al trattamento di questi disturbi. Dal Blog:

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uomo che chiude a chiave una porta

Manie

Cosa sono le manie? Le manie sono i rituali ossessivo-compulsivi ci sentiamo costretti a mettere in atto e che non possiamo desistere dal compiere per non provare un disagio dallo lieve all’angoscia insopportabile. Questi rituali possono andare dall’essere molto blandi perché, in fondo, ci forniscono un senso di sicurezza rispetto ai nostri comuni riferimenti simbolici e immaginari, come può essere il bisogno di tenere salda la routine mattutina fino ai casi gravi, in cui questi rituali possono costituire dei veri e propri impedimenti per la vita quotidiana, (come chi prima di uscire di casa deve aprire e chiudere tutte le finestre per accertarsi della messa in sicurezza). Rituale e dubbio Ma cosa sono? In realtà questi pensieri o questi comportamenti hanno sempre un significato più profondo che nasconde il vero motivo di tutta questa importanza. Si possono ipotizzare due grandi filoni quello dei rituali e quello dei dubbi. Se nel rituale spesso possiamo rintracciare il tentativo di trovare sollievo da un’affetto angosciante. Nel dubbio ci troviamo di fronte alla difficoltà nella presa di una decisione. Queste spiegazioni non esauriscono il campo dei rituali e dei dubbi. Abbozzano tuttavia la spiegazione di qualcosa che tutti , più o meno, viviamo nella comune esperienza quotidiana. Rituali compulsivi e dubbi ossessivi Spesso i rituali ossessivi di pulizia hanno alla base il bisogno di espiare una colpa, sussiste in questi casi un’equazione inconscia tra la pulizia del corpo o della casa e la bonifica interiore dal senso di colpa. Più in generale, il rituale compulsivo è un tentativo di auto-cura teso ad alleviare una sensazione di disagio percepito legato spesso all’ansia. Una determinata azione è associata al sollievo e quindi il suo compimento abbassa il livello di tensione. Sebbene ciò è riscontrabile direttamente nell’esperienza quotidiana, si sottovaluta l’effetto a lungo termine di questa condotta. La quale cristallizza e rischia di diventare una prigione per il soggetto. Speculari rispetto ai rituali pongo le ossessioni che hanno alla base un dubbio, tra i più comuni: la paura di aver lasciato la porta di casa o una finestra aperta, timori che nascondono la paura di essere violati nel proprio spazio o nelle proprie cose, ovvero nella propria intimità. L’aspetto ossessivo si collega più alla dimensione del pensiero mentre quello compulsivo alla dimensione del corpo che agisce. Il pensiero ossessivo è caratterizzato sempre da un dubbio che vorrebbe redimere. Spesso, vediamo come più energie si dedicano a questo dubbio e più questo cresce, come se i tentativi che si fanno lo alimentassero. Questo perché il dubbio si riferisce sempre a qualcos’altro. Si nota come il contenuto del dubbio è spesso l’effetto più che la causa di un’altra questione soggettiva che invece passa inosservata. In conclusione solo portando alla luce il reale nucleo centrale del dubbio, che spesso si configura come una domanda su se stessi, è possibile lasciarsi alle spalle i propri dubbi.

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shopping complusivo

Shopping compulsivo

Dipendenza da shopping o shopping compulsivo? Nell’ultima edizione del DSM-V, il manuale utilizzato per le diagnosi mentali a livello medico, la dipendenza da shopping è menzionata ma non è annoverata tra i disturbi in quanto, sebbene considerato un comportamento ripetitivo altrimenti definito “comportamento di dipendenza”, mancano dati oggettivi per una classificazione chiara e univoca. Il quadro morboso di riferimento è comunque quello del disturbo ossessivo-compulsivo. La volontà di fare acquisti non è del tutto libera: sono presenti pensieri e compulsioni che, indipendentemente dalla coscienza, spingono verso la realizzazione della spesa. Non è possibile individuare un’unica causa alla base di questo comportamento ma, così come funziona per le altre dipendenze, un insieme di cause psicologiche e neurologiche concorrono alla cristallizzazione di questo comportamento. Negli ultimi anni, inoltre, questo fenomeno si è ulteriormente diffuso grazie alla possibilità dello shopping online, coniando la categoria di “dipendenza da shopping online”.   In questo articolo shopping compulsivo e dipendenza da shopping verranno affiancati e trattati come un unico disturbo, sulla base del fatto che compulsione e comportamento dipendente possono essere considerati affini, la compulsione può essere una manifestazione di un aspetto di dipendenza della persona.  Shopping come sfogo Come già spiegato in altri post, affinché si possa parlare di comportamento dipendente, bisogna che questo comportamento non sia sotto il controllo diretto, sfugga al controllo cosciente del soggetto. In questo caso possiamo parlare di una difficoltà a livello del controllo degli impulsi. Spesso questo dis-controllo è presente in persone che, al contrario, cercano di porre tutto sotto il proprio controllo, i cosiddetti “maniaci del controllo”. Più si prova a mantenere il controllo e più si corre il rischio che questo controllo, in uno o più aspetti della quotidianità, manchi del tutto. Inoltre, situazioni familiari, affettive o professionali stressanti intensificano questi comportamenti compulsivi. Questi diventano la valvola di sfogo di tutta la difficoltà che non può essere altrimenti gestita e che in qualche modo deve pur essere esternata. Lo shopping diventa quindi uno di quei comportamenti che permettono alla persona di trovare un sollievo momentaneo. Tra l’altro lo shopping è meno dannoso per la propria salute rispetto ad altre dipendenze e, in casi non estremi, non mette a rischio la salute finanziaria del proprio conto in banca. Per questo motivo è più accettabile per gli altri o facile da nascondere.  Sintomi dello Shopping complusivo In mancanza di una classificazione internazionale validata, proviamo lo stesso a definire quelli che sono i sintomi che possono differenziare il piacere per lo shopping dalla compulsione. Incapacità a controllare questo comportamento; Peggioramento del comportamento in seguito a situazioni di stress Acquisto di beni inutili, perdita di interesse non appena viene completato l’acquisto, il pensiero passa subito al successivo; Pensiero ossessivo sui beni che si vuole acquistare; Comportamento scorretto verso gli altri volto a nascondere questo comportamento; Perdita della capacità di giudizio verso gli acquisti con conseguenze serie per la propria situazione finanziaria. Considerazioni e cause Possiamo ipotizzare che lo shopping compulsivo rientri nell’universo dei disturbi ossessivo-compulsivi. In questo caso ritroviamo quindi un versante legato ai pensieri ossessivi relativi agli acquisti, più o meno intrusivi. Questi pensieri si riferiscono sempre al bene che si desidera acquistare, una sorta di “chiodo fisso” che non è possibile allontanare fino a che non si realizza l’azione dell’acquisto. Dietro questi pensieri fissi, forse, è però possibile rintracciare un’altra funzione, ovvero la possibilità di distogliere la propria coscienza da pensieri o preoccupazioni ben più serie. Si evidenzia così l’aspetto di utilità di questa strategia inconscia. L’aspetto compulsivo è complementare rispetto a quello ossessivo. Se l’ossessività pertiene il pensiero, la compulsività riguarda l’agito, in questo caso l’acquisto dettato più dalla necessità di assolvere un dovere che dal reale piacere. L’acquisto, infatti, potrebbe essere portato a termine come tentativo di sollievo dal pensiero ossessivo, come azione “impulsiva” non mediata dalla ragione o come necessità sentita. In ogni caso non è un’azione di piacere ma di dovere, questa è la grande differenza tra lo shopping normale e quello patologico. Shopping online Negli ultimi anni lo sviluppo dello shopping online ha intensificato la problematica dello shopping compulsivo. L’offerta proposta dall’e-commerce che permette di fare acquisti comodamente dallo smartphone, senza bisogno di recarsi nel negozio, a volte con il semplice tocco di un dito, l’ha reso tanto facile quanto irresistibile. Diventa ancora più difficile, per chi è vulnerabile a questa tematica, resistere, perché ogni impedimento fisico è stato abilmente soppresso. Se per passare da un acquisto all’altro bastano pochi secondi e un paio di pressioni delle dita, la soddisfazione sarà ancora più breve.  Possibili soluzioni Come tutti i disturbi della sfera ossessivo-compulsiva la possibilità di ridimensionare la mania di controllo, caratteristica tipica in questi casi, permette di abbandonare schemi rigidi che allo stesso tempo sono strumento privilegiato ma anche trappola per chi li adotta. Questo può avvenire nel contesto di un percorso psicoterapeutico che autorizza la persona a parlare in maniera autentica di se stessa ragionando così su quei nodi delicati della propria esistenza che nella quotidianità non è permesso richiamare alla coscienza.

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